Gl' Cierv

Ultima domenica di Carnevale

 

REGIONE MOLISE - PROVINCIA DI ISERNIA

COMUNE DI ROCCHETTA A VOLTURNO

Maschera zoomorfa molisana per eccellenza, l’antica rappresentazione che attinge linfa nel primitivismo ancestrale è oggetto costante di studi e ricerche antropologici. Il rito dell'Uomo Cervo, o meglio de "Gl'Cierv", si ripete l'ultima domenica di carnevale, datempo immemorabile, a Castelnuovo al Volturno, frazione del comune di Rocchetta a Volturno. Il rito de "Gl'Cierv"  rappresenta il  significato primordiale del carnevale, l'antichissimo mito dionisiaco, nel quale il passaggio delle stagioni viene simboleggiato in maniera cruenta, dove, per la rinascita della natura, risulta indispensabile una morte sacrificale. I personaggi : Il Cervo, la Cerva, Martino, il Cacciatore, la Popolana, gli zampognari, il Maone, malefico personaggio delle tenebre che guida la processione  delle Ianare, streghe locali.

Informazioni e approfondimenti: Comune di Rocchetta a Volturno, Vicesindaco Teodoro Santilli 0865 955200

Con il patrocinio del Comune di Rocchetta a Volturno (IS)

Foto di Pietro Torellini, Associazione Culturale Gl' Cierv, www.uomocervo.org

Il Diavolo di Tufara

Martedì grasso

 

REGIONE MOLISE - PROVINCIA DI CAMPOBASSO

COMUNE DI TUFARA

La maschera di Tufara è tra quelle che conservano le antiche caratteristiche, da cui traggono origine. Anche se il suo significato primitivo si è in parte perduto, essa rappresentava, un tempo la passione e morte di Dioniso, Dio della vegetazione, le cui feste si celebravano in quasi tutte le antiche società agrarie.

Dioniso, il Dio che ogni anno moriva e rinasceva, come la vegetazione, è rappresentato dalla maschera zoomorfa, il Diavolo, che indossa sette pelli di capra cucite addosso, quasi a voler rievocare un lontano rito di smembramento di cui non si ha più coscienza. Il capro, infatti, era la forma più frequente nella quale il Dio si manifestava. La rappresentazione della sua passione, che in tempi lontani era una cerimonia sacra, in periodo cristiano venne banalizzata a semplice maschera carnevalesca, aggiungendovi una serie di figure stratificatosi nel tempo. In questa forma è giunta fino ai nostri giorni. Il Diavolo, trattenuto in vita con catene dai Folletti, i suoi guardiani, gira per le strade del paese, saltella, cade a terra, si rotola, si rialza, corre, cercando di sedurre chi incontra per iniziarli ai sui misteri.

Le maschere della Morte, vestite di bianco con il volto impiastricciato di farina, che precedono di qualche metro il Diavolo, starebbero a simboleggiare la purificazione attraverso la morte. Se il seme muore e con la morte nel terreno, è purificato, la primavera ce lo restituirà in raccolto. Il roteare delle falci, il gesto stesso del falciare che la Morte compie, indicherebbe il momento del raccolto; queste due maschere compiono anche una funzione coreografica attraverso salti e grida. La pantomima di Tufara si differenzia da altre simili, in quanto la figura del capro-espiatorio è qui stranamente presentata in duplice aspetto: non solo la si intravede tra il corpo irsuto e le pieghe della maschera del Diavolo, ma anche tra la paglia e la tela del pupazzo simulacro, identificato con il carnevale, da scaraventare tra le zolle di terra dall’alto di un precipizio.

Informazioni e approfondimenti: Comune di Tufara, Assessore alla Cultura Maria Di Tella 0874 718332 comunetufara@virgilio.it

Con il patrocinio del Comune di Tufara (CB)

La Festa dei Furgari

Febbraio

 

REGIONE LIGURIA - PROVINCIA DI IMPERIA

COMUNE DI TAGGIA

Nella cultura tradizionale di Taggia, il mese di febbraio è destinato ai riti in favore della purificazione e della fertilità dei campi La festa dei Furgari ha origini molto antiche : si tiene ogni anno, senza interruzione, dal 1626. È dedicata a San Benedetto, allora vescovo di Albenga, che protesse la città dall’attacco dei Saraceni simulandovi un incendio e  dando così, a chi venisse dal mare, l’idea di una città già assediata.

Immensi falò vengono preparati dai 16 rioni e accesi la sera. Nel pomeriggio i ragazzi di Taggia, mostrano coraggio e devozione, sparando i FURGARI, canne di bambù, piene di polvere da sparo  pressate, che vengono accese e fatte partire come razzi, riempiendo di cascate di luci il cielo.

Si ha quindi un ufficializzazione di una festa arcaica, che ha radici precristiane direttamente collegate al particolare periodo dell’anno. Una notte che esige una grande preparazione, che dura mesi, a cominciare nelle cantine oscure, ove si preparano furgari di ogni dimensione. Si trattadei protagonisti popolari della celebrazione: fuochi d’artificio a preparazione artigianale, dove miscele di polveri chimico-minerali vengono stipate dentro tubi di bambù, con un apposito punto di accensione.

Ogni rione della città prepara poi un grande falò di legna e sterpi

Informazioni e approfondimenti: Comune di Taggia - Servizio Turismo, Cultura e Sport,  Paola Giuliano 0184 476222-254  info@comune.taggia.im.it   

Con il patrocinio del Comune di Taggia (IM)

Il Carnevale di Lajetto

Carnevale

 

REGIONE PIEMONTE -  PROVINCIA DI TORINO

COMUNE DI CONDOVE

Il Carnevale di Lajetto, borgata del Comune di Condove, è di antichissima  derivazione, così come arcaici sono i personaggi animaleschi e non,  presenti anche in molti carnevali diffusi lungo tutto l’arco alpino.

Le "Barbuire", vale a dire i personaggi mascherati, si dividono in 2 gruppi: i belli (il Monsù e la Tòta, i due Arlecchini, il Dottore ed il Soldato) e i brutti (il Pajasso e le coppie di Vecchi e Vecchie).
Protagonista è il Pajasso, così chiamato perché imbottito di paglia, ma rivestito anche di pelli animali , che porta con sé un bastone alla cui sommità è legato un gallo (finto).   Il corteo delle Barbuire si snoda per i vicoli  al suono delle musiche eseguite dalla banda musicale sino ad arrivare ad un grande prato  . Il Dottore corre in coccorso delle “Barbuire” quando queste stremate, si gettano a terra fingendosi morte, somministrando loro vino o grappa.  Al momento culminante della rappresentazione, il Pajasso taglia la testa al gallo,  uccide se stesso, decretando la morte del carnevale, la fine dell’inverno  e l’arrivo della primavera, e riproponendo un rituale di fecondità e prosperità per il nuovo anno.Il Dottore corre in soccorso delle Barbuire quando queste, stremate, si gettano a terra fingendosi morte; accompagnato dal Soldato, il Dottore somministra loro la "medicina": vino o grappa!
Si giunge quindi al momento culminante della rappresentazione: il Pajasso, tagliando la testa al gallo - che nel frattempo è stato appeso ad un pero in mezzo al grande prato - ammazza se stesso, decretando la morte del Carnevale, la fine dell’inverno e l’arrivo della primavera, in un rituale di fecondità e prosperità per il nuovo anno musicale, si snoda per le strette viuzze della borgata.

Foto di Giorgia Allais

Per informazioni: Comune di Condove,  sindaco Emanuela Sarti  011 9643102 sindaco@comune.condove.to.it

Le 'nzammarùchele

Carnevale

 

REGIONE PUGLIA -  PROVINCIA DI FOGGIA

COMUNE DI BICCARI

"I canti sull'altalena di Biccari, detti 'nzammaruchele,sono canti di corteggiamento eseguiti durante il carnevale.

L'altalena era formata da un pezzo di legno (à léun) che fungeva da sedile, collocato su una corda spessa (zoca) che veniva legata all'interno della casa, ad uno degli anelli presenti sul soffitto, o all'architrave sull'uscio della porta d'ingresso. In quest'ultimo caso l'altalena nel dondolare fuoriusciva e rientrava dall'abitazione.

Generalmente i partecipanti al gioco erano due donne,raramente due uomini e ancor più di rado un uomo ed una donna. Essi sedevano spalla a spalla e si davano la spinta col piede sinistro, intonando a turno il medesimo verso che la seconda voce riprendeva con piccole variazioni melismatiche. Nelle case in cui si cantava vi si riunivano amici e parenti, e spesso i padroni di casa invitavano di proposito chi aveva una bella voce e conosceva bene i canti. Cantare gli 'nzammaruchèle costituiva quasi una specializzazione, anche se i cantanti non venivano retribuiti ma si accontentavano dell'ospitalità. Quando ci si riuniva per cantare venivano organizzate vere e proprie feste, si mangiava, si beveva,e a volte ballava. Le nostre anziane ricordano che gli 'nzammaruchèle si cantavano soltanto nel periodo di Carnevale. Questi canti sopravvivono ancora oggi perchè riadattati in contesti diversi da quelli originali,diventando così parte integrante della tradizione canora delle festività. "

 Con il Patrocinio del Comune di Biccari (FG)

L'Uomo Orso

Carnevale

 

REGIONE MOLISE - PROVINCIA DI CAMPOBASSO

COMUNE DI JELSI

Ogni comunità ritrova se stessa nei propri riti, credenze e usi, un modo di vivere portato avanti affinché il domani sia sicuro e degno come lo è stato il passato (il sostrato culturale) cioè il vissuto già sperimentato e scritto nel grande "testo" dell'umanità, fatto di conoscenza e coscienza civile. Fra i riti di propiziazione di fertilità invernali, nel periodo di passaggio tra due stagioni, che si  svolgono in Molise con correlazioni storico-antropologiche

l'Uomo-Orso o "U' Ball dell'Urz", il Ballo dell'Orso, lo ritroviamo a Jelsi, in provincia di Campobasso.
Tenuto a catena da un domatore e un aiutante che gli impongono di danzare sotto la minaccia di percosse con un bastone, tra accenni di ribellione e passi di danza, fra i vicoli del borgo si espandono le note di improvvisati musicisti. Di tanto in tanto, il gruppo bussa alle porte delle case e al comando: "Orso a posto! Orso olè! Balla orso!" la famiglia ospitante offre da bere e da mangiare.

La manifestazione, interrotta con l'avvento della Seconda Guerra Mondiale, è stata rimessa in piedi a Carnevale del 2008 dal regista Pierluigi Giorgio che già nel 1993 "rispolverò" quella del Cervo a Castelnuovo

L'immagine che si evince non è altro che la paura del diverso o di quella parte di sé libera e selvaggia occultata e rimossa dall'individuo o dalla comunità per buona pace di tutti e  di un dio pagano piegato dalla religione cristiana o di Dioniso che "ucciso" si fa seme e frumento.

Per approfondimenti e informazioni: info@comune.jelsi.cb.it 

Con il Patrocinio del Comune di Jelsi (CB)