Museo della Paglia e dell'Intreccio "Domenico Michelacci"

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Il museo della paglia e dell'intreccio “Domenico Michelacci”

L’idea di allestire un museo dedicato alla paglia e all’intreccio - fino al secolo scorso la principale attività economica signese - è stata promossa da alcuni industriali e sostenuta dal Gruppo Archeologico Signese insieme al Comune di Signa, ed ha portato all'organizzazione di un museo diventato un punto di riferimento, prima regionale e nazionale, e quindi internazionale, su di un'arte antica quanto l'uomo e che, in particolare dalla metà del XVIII secolo fin quasi ai nostri giorni, ha avuto in Toscana, pur con alterne vicende, una straordinaria fortuna.

Si è trattato, quindi, di progettare il recupero di una memoria storica collettiva ed il museo è diventato un luogo eccellente per la raccolta, lo studio e la ricerca, la conservazione e l'esposizione di un patrimonio straordinario che rischiava di essere irrimediabilmente perduto perché ignorato o sottovalutato.

Dopo aver costituito un comitato scientifico si è cercato di individuare e raccogliere sul territorio la documentazione ed i reperti esistenti, ricercando materie prime, attrezzi, macchine e manufatti, documenti ed archivi di aziende, enti ed associazioni, campionari, materiale iconografico e quant'altro serbasse memoria della lavorazione della paglia e della sua commercializzazione, pervenendo all’allestimento di varie sale espositive che ripropongono, anche con intento didattico e pedagogico, il ciclo della lavorazione della paglia e il suo prodotto finale.

Il Cappello
L’uomo ha sempre avuto bisogno di proteggersi la testa dal freddo e dal caldo eccessivi.
Probabilmente cominciò utilizzando pellicce o grandi foglie e, quindi, imparato a intrecciare ed a tessere fibre animali e vegetali, realizzò i primi cappelli a forma di calotta, caldi per l’inverno, e a larghe tese perché facessero ombra d’estate. Segale e grano, coltivati per ricavarne farine per l’alimentazione, graminacee, erbe palustri e piante a foglia lunga, fornirono la paglia e gli altri materiali per realizzare i cappelli che mantengono immutata da millenni la struttura di base.

Riguardo alla loro lavorazione, nella Toscana del '500 si raggiunse un tale livello di raffinatezza che il Granduca Cosimo I  ne mandò in dono numerosi esemplari anche a vari sovrani d'Europa.
Fu però ai primi del Settecento che proprio a Signa si cominciò a coltivare il grano non a fini alimentari ma allo scopo di produrre paglia per fare cappelli.  Si trattò di una iniziativa rivoluzionaria che consentì al comprensorio fiorentino di diventare il primo produttore di cappelli di paglia di qualità in tutto l’Occidente. Conosciuti universalmente come leghorn perché imbarcati dal porto di Livorno verso i più lontani paesi del mondo, i cappelli fiorentini nelle loro infinite varianti a più giri di finissimo materiale d'intreccio conobbero una fama ineguagliabile imponendosi ovunque quale elemento distintivo nel guardaroba elegante, prima femminile e, quindi, anche maschile.

Signa ancora oggi è la sede delle imprese di cappelli più prestigiose del mondo e la paglia domina da sempre la produzione che si avvale, però, dei materiali più eterogenei, naturali e artificiali che consentono soluzioni innovative e di tendenza.

La Paglia
A far coltivare grano da paglia per cappelli fu Domenico di Sebastiano Michelacci il quale, dopo vari esperimenti, nel 1718 giunse alla conclusione di seminare il grano marzuolo fittamente e di raccoglierlo prima che giungesse a maturazione.

Le piantine per cercare la luce si allungavano fornendo  una paglia più lunga e morbida da intrecciare e di colore chiaro ed uniforme.  Raggiunta l’altezza desiderata prima che seccandosi si indurisse, gli steli venivano sbarbati perché la linfa non sgorgasse ma evaporasse dalle fibre sbiancandole grazie all’esposizione alternata al sole e alla guazza per tre giorni e tre notti.

Raccolta e quindi sfilata estraendo dal culmo la parte più alta all’altezza dell’ultimo internodo, privata della spiga utilizzata per l’alimentazione animale, veniva selezionata in base al calibro degli steli e raccolta a mannelli da distribuire alle lavoranti per l’intreccio manuale e, in area fiesolana, a telaio.

Museo
Il Museo è suddiviso in più sale espositive, alcune destinate a presentazioni permanenti, altre a mostre tematiche. In particolare, nelle prime due sale abbiamo l'esposizione di vari tipi di paglia e grano; nonché di trecce, ornamenti e "bigheri".

Nella sala principale attualmente è visibile una selezione di cappelli dalla fine del secolo scorso agli anni '70.
In un'altra sala è in corso una rassegna di attrezzi necessari alla lavorazione manuale della paglia e del cappello. Macchine ed attrezzature varie sono comunque esposte in tutti gli ambienti.
E' presente anche un'aula a disposizione di studiosi; che possono così usufruire del materiale raccolto o elaborato dal Museo.

Le Mostre
Le mostre che il Museo promuove ed organizza periodicamente costituiscono lo strumento fondamentale per presentare al pubblico gli innumerevoli temi legati all'intreccio in generale ed alla lavorazione della paglia in particolare.

La coscienza dell'unità del principio della creatività umana consente di riconoscere i rapporti diretti intercorrenti tra le sue innumerevoli testimonianze rappresentate dalle attività artistiche.
L'abilità dell'uomo di dar vita ad entità artificiali si esprime per il tramite degli infiniti modi e mezzi che consentono il suo esercizio.

Si sono scoperti così i nessi con il ricamo, con la moda, con il cinema con la cestineria, con la pittura e la scultura, con la liturgia, con l'agricoltura.


Indirizzo: Via degli Alberti, 11 50058 Signa Firenze
Telefono e Fax: +39.055875257
Posta elettronica: info@museopaglia.it

Orari di apertura:
lunedì                 ore 9,00-13,00
martedì              ore 9,00-13,00
mercoledì         ore 9,00-13,00
giovedì               ore 9,00-13,00
venerdì               ore 9,00-13,00
sabato                ore 9,00-13,00

Festivi: chiuso
In altri orari: apertura su prenotazione

Posizione

50058 Signa FI, Italia

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