La Fòcara di S. Antonio Abate
COMUNE DI NOVOLI (LE)
Dal 7 dicembre al 18 gennaio
La Fòcara
Ogni anno a Novoli si svolge nei giorni 16-17-18 gennaio, in onore di Sant'Antonio Abate, patrono del paese, la "festa del fuoco", un avvenimento che richiama, per la sua singolarità, migliaia di visitatori e pellegrini da ogni parte della provincia.
Non si sa con esattezza a quando risale la venerazione dei Novolesi per il "santo del fuoco", ma è da ritenere molto antica, probabilmente risale all'epoca bizantina. Questa considerazione nasce dal fatto che la devozione a S.Antonio Abate è, appunto, tipicamente bizantina, come bizantine sono anche quelle per San Nicola, San Biagio, Santo Stefano e Sant'Andrea, santi ai quali i Novolesi hanno dedicato delle chiese. Ufficialmente Sant'Antonio Abate diviene protettore di Novoli nel 1664 (vescovo dell'epoca mons. Luigi Pappacoda).
Sant'Antonio è anche detto Santo del porcello, o più esattamente degli animali, perché la cultura popolare gli ha attribuito la facoltà di proteggere tutti gli animali da cortile e da stalla.
La festa di sant’Antonio Abate a Novoli, in provincia di Lecce
Testo a cura del Prof. Eugenio Imbriani - (Università del Salento)
La cittadina di Novoli conta poco più di ottomila abitanti, si trova nella piana di Lecce, a dieci chilometri dal capoluogo salentino, in un sito equidistante dai mari che bagnano la penisola, l’Adriatico e lo Jonio, da cui dista una ventina di chilometri. L’area è popolata da comunità vicine tra loro, separate da campi coltivati soprattutto a vigneto, ortaggi, uliveto.
Novoli ha maturato nel corso del tempo una duplice vocazione agricola e commerciale che, se ormai non costituisce più, in seguito ai cambiamenti economici e sociali verificatisi, un emblema identitario, come era in un passato ancora recente, viene tuttavia recuperata nei momenti più importanti della sua vita sociale. Tra questi, il più importante è certamente la festa patronale di Sant’Antonio Abate, che cade il 17 gennaio, ma si sviluppa in un arco temporale molto più ampio e si articola in una pluralità di iniziative (riti religiosi, luminarie, mostre, sagra alimentare, concerti bandistici e di musica popolare, mercato, convegni).
Il monaco egiziano è venerato nella cittadina da almeno quattro secoli, se è vero che già nel 1640 si avvia la costruzione della chiesa a lui dedicata, nel luogo di una preesistente cappella; nel 1664 l’autorità civile e il clero chiedono al vescovo il riconoscimento del santo come protettore, privilegio concesso dalla Sacra Congregazione dei Riti nel 1737.
I preparativi per la festa cominciano molto tempo prima della data canonica, poiché l’organizzazione della stessa, a cura di un comitato cittadino, con il sostegno di numerosi partners pubblici e privati, è diventata sempre più complessa, specialmente negli anni più recenti, e offre numerosi motivi di attrazione non solo per i pellegrini e i devoti del santo, ma anche per turisti, curiosi, appassionati di folklore, visitatori della rassegna vinicola, della mostra mercato, del museo di arte contemporanea, partecipanti a convegni e incontri di vario genere. Il momento di maggior coinvolgimento della comunità rimane l’erezione del monumentale falò (la fòcara) di tralci di vite, a cui verrà dato fuoco la sera della vigilia della festa. Bisogna aspettare la potatura delle vigne per recuperare il materiale necessario alla costruzione della fòcara; le fascine, legate nei campi, vengono trasportate nel grande piazzale alla periferia del paese dove saranno sapientemente accatastate una per una fino a costituire una pira di circa venti metri di diametro per circa venticinque di altezza: l’operazione dura oltre un mese e coinvolge alcune decine di operatori volontari; la forma è una elaborazione del pignone conico in cui sulle aie venivano affastellati i mannelli di grano e varia negli anni: una sorta di torta a più strati concentrici, un cono con un oblò in alto, si può realizzare una galleria alla base; sono necessarie lunghe scale e catene di uomini su di esse per trasferire le fascine in alto, ed è indispensabile che la struttura cresca in modo simmetrico, perché deve resistere al proprio peso e alle intemperie ed essere prova della competenza dei costruttori e del lavoro ben fatto. Nel pomeriggio della vigilia, dopo la messa, si svolge per le vie del paese la imponente processione con la statua del santo e la sera avrà luogo la spettacolare accensione attraverso l’esplosione di numerose batterie pirotecniche che si arrampicano lungo i crinali del falò fino in cima, con effetti molto suggestivi.
Da questo momento si apre la festa vera e propria. Il momento dell’accensione, che è stato sempre di grande richiamo, attrae ormai un numero altissimo di persone, si parla di cifre superiori a ciquantamila, oltre all’interesse dei media. La fòcara arde come un enorme cero fino a consumarsi, per tutta la notte e il giorno dopo, e accompagna, fino a tardi, l’esecuzione di concerti, mentre negli spazi attigui i visitatori si muovono tra le attrazioni, i banchi di vendita, le esposizioni di prodotti enogastronomici, la fiera.
L’altro centro della festa è il santuario del santo, che accoglie un costante afflusso di devoti e pellegrini. Il giorno seguente, nel primo pomeriggio, vi si svolge, nella piazza antistante, la cerimonia della benedizione degli animali: sant’Antonio, infatti, che nell’iconografia è accompagnato da un maiale, è il protettore degli animali domestici. I quartieri centrali del paese sono interamente illuminati dalle ville, con le loro architetture colorate di luce, e i lati delle strade sono occupati dai venditori di ogni tipo di merce.
La festa di Sant’Antonio di Novoli mette in scena la comunità, con i suoi legami e le contrapposizioni, ma si apre anche ai visitatori, che accoglie numerosissimi, impone il rispetto delle consuetudini alimentari proprie dell’occasione, è momento di venerazione e di culto, produce relazioni civili e istituzionali, promuove il dialogo con istituzioni e realtà culturali di altri luoghi, dal luogo privilegiato in cui si colloca, al centro del Mediterraneo.