L'immaginifica storia di Espérer

L'immaginifica storia di Espérer
Una fiaba ispirata dalla vicenda dei migranti sugli  scogli di Ventimiglia

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Una fiaba ispirata dalla vicenda dei migranti sugli  scogli di Ventimiglia nell’estate del 2015

Questa storia è piena di coincidenze e cose che non dovevano accadere, almeno non nel modo in cui sono capitate.

Tutto ebbe inizio una mattina col sole di giugno, quando sopra una terrazza affacciata sul mar ligure trascorrevo qualche giorno di vacanza con la mia famiglia: brioche con la marmellata e due cappuccini, "uno scuro per favore", dico a una giovane ragazza pronta a prendere l'ordine della colazione. Alice e Arianna non riuscivano a tenere le gambe ferme, avevano gli occhi sul mare, sembravano due pesciolini fuori dall'acqua. Io sorrido e faccio il conto alla rovescia: 3...2...1... via!

I due pesciolini correvano come se avessero sempre avuto le gambe, volevano ricongiungersi, mettere i piedi in acqua.

Nel frattempo su La Stampa leggevo che oltre cinquecento persone, tra uomini, donne e bambini, si erano concentrate a Ventimiglia, sul confine franco/italiano, a circa un'ora dal mare dei miei due pesciolini, anzi era lo stesso mare. Le donne e i bambini vennero portati in un campo allestito dalla Croce Rossa presso la stazione ferroviaria di Ventimiglia, i ragazzi no, i ragazzi volevano passare. Si rifugiarono sugli scogli dove la polizia, prudentemente, non avrebbe potuto raggiungerli. Si rifiutavano di rilasciare le impronte digitali, perché secondo il trattato di Dublino avrebbe voluto dire essere identificati e presi in carico dal Paese in cui si arrivava. Organizzazione e burocrazia del Paese ospitante avrebbero determinato tempi e luoghi del soggiorno.

Loro volevano passare il confine, andare anche oltre la Francia, verso il nord, alla ricerca di amici, parenti, fidanzate, o anche solo perché spinti dalla speranza di trovare il Paese più distante dalla guerra e dalla fame che avevano lasciato. Venivano da viaggi a piedi, mare, violenze e soprusi.

Lessi tutto d'un fiato lasciando che il mio cappuccino si raffreddasse, guardavo i due pesciolini e pensavo a cosa potessi fare o anche solo raccontare loro fra qualche anno. La fiaba venne da sola, mi è capitato altre volte, come se non fossi io a scriverla, prendevo giusto il fiato ogni tanto per guardarle correre e guizzare senza pensieri, giocando a non farsi prendere dalle onde. Ho inviato quello che avevo scritto a pochi stimati amici, che hanno la pazienza da sempre di leggere le cose che scrivo. Un'amica speciale mi ha detto che dovevo condividerla, che non poteva restare una racconto fra me e le mie bambine, che sarebbe stato un atto egoista! Che anche questo era un modo per fare qualcosa.

Sono poi andato a trovare quei ragazzi sugli scogli e ho ascoltato alcune delle loro storie. Non ho scritto di loro, so bene di avere scritto di noi e di come la storia ci attribuirà  la responsabilità delle nostre incapacità e indifferenza. Non basta una fiaba ad assolverci, sono colpevole, come lo siamo tutti, di un momento storico che verrà ricordato per come abbiamo voltato la testa dall'altra parte.

Le immagini del libro “L’immaginifica storia di Espèrer”, sono state realizzate da Alice Tortoroglio,  una ragazza ventenne, con la passione per il disegno e che devo ringraziare per aver colorato  con un tocco pieno di profonda delicatezza, una pagina della nostra storia contemporanea così tristemente in bianco e nero.

 

 

Ho scritto un racconto, che ora ho deciso di portare in scena, ritenendo che sia necessaria  anche una voce ad accompagnarlo, perché credo nel potere del teatro e dell’arte, come esperienza che  prende e  traghetta, portando  dove non si pensava di andare o chissà, magari anche in zone in cui non si sarebbe mai voluti entrare.

Antonio Damasco

 

Il libro

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Una denuncia sociale in forma di fiaba allegorica, al di fuori degli stereotipi mass-mediatici, ispirata dal blocco alla marcia dei migranti verso il nord Europa da parte della polizia francese nel giugno 2015, al confine di Ventimiglia. Dedicata dall'autore alle figlie, come percorso di educazione ai valori della tolleranza.

Autore: Antonio Damasco
Illustratore: A. Tortoroglio
Editore: Rete Italiana Cultura Popolare
Anno edizione: 2015
Pagine: 40 p., ill.
Prezzo: € 8,00

 

Lo spettacolo

Drammaturgia e regia di Antonio Damasco
con Laura Conti e Luca Zummo

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La mostra fotografica

Le immagini raccolte sono state il frutto di un attento lavoro di interazione con i giovani, accanto alle illustrazioni di Alice Tortoroglio, realizzate per l’omonimo libro.

Aspetti tecnici:

La mostra si compone di 20 pannelli in forex 70 x 100 cm, predisposti con ganci per essere appesi su pa-reti o griglie, adattabili sia a spazi al chiuso che all’aperto,
Il trasporto della mostra e l’allestimento sono a carico del richiedente.

Una selezione di immagini:

 

La Liberazione è una corsa

Una passeggiata narrativa, una guida culturale dedicata alla liberazione 

Un percorso immaginario, nato dalle suggestione di una storia orale, raccolta e scritta da Massimo Battaglio, attraverso la Torino devastata dai bombardamenti e libera dall’occupazione tedesca. Un' ideale collegamento costruito attraverso la testimonianza orale di una staffetta partigiana di sedici anni. Protagonista è Carlo Mainardi, giovane partigiano che nella mattinata del 28 aprile 1945 viene liberato dalla Caserma di Via Asti, luogo di terrore e torture per tutti coloro sospettati di connivenza con la resistenza, con l’incarico di correre a gridare a tutti la fine della guerra. La Torino che vede nella sua corsa è una città provata dalla Guerra: corsi spogli, strade “spelacchiate”, mucchi di mattoni e macerie, botteghe ormai abbandonate. I due punti di partenza e arrivo due simboli, quello di ieri, la Caserma di Via Asti, luogo dove i prigionieri politici venivano torturati dalle squadre fasciste; e quello di oggi, il Polo del '900, nato nel 70° anno dalla Liberazione.

 
Da questa storia prende vita La liberazione è una corsaprogetto della Compagnia di San Paolo, ideato e sviluppato dalla Rete Italiana di Cultura Popolare, in sinergia con il Polo del 900. Un'azione performativa ideata e con la regia di Antonio Damasco a cura del Teatro delle Forme, nata dalla “passeggiata della memoria” di “Torino cambia pelle”, supportata da una web app per smartphone orientata alla geo-localizzazione del tragitto e che ha coinvolto fisicamente ed emotivamente i partecipanti negli ultimi anni.

Insieme, vi accompagneremo passo dopo passo alla creazione di un percorso che ricalca quello del giovane partigiano e che partirà dalla Caserma di Via Asti per giungere fino al Polo stesso, situato presso i Quartieri militari juvarriani. Una narrazione guidata da una web app in 7 lingue diverse, da fare a piedi o in bicicletta, inserita nel diario narrativo La liberazione è una corsa all'interno del progetto Diario intimo di un territorio, strumento che unisce lavoro di ricerca e lettura del territorio.

Un percorso ed un racconto narrativo, didattico ed emozionale che attraversa la Torino devastata dai bombardamenti, ma finalmente libera dall'occupazione tedesca. E la Torino di oggi attraverso lo strumento multimediale della Web App.

E' una guida culturale su e di un territorio, una mappa digitale, un percorso di presa di coscienza e consapevolezza a partire dalla memoria storica per dialogare con il presente, reinventandolo. Lungo il tragitto, grazie all' app sarà possibile focalizzare i punti d'interesse del percorso, le immagini, gli approfondimenti, i suoni, le testimonianze, i video accompagnati dalla narrazione.

Un gioco didattico dedicato alla scuole, ai giovanissimi ed ai nuovi cittadini; è un percorso di presa di coscienza e consapevolezza da parte degli abitanti, artigiani, commercianti che si trovano a vivere quotidianamente il percorso scelto (da Via Asti al Polo del ‘900).

Le tappe principali del percorso
(dal racconto di Carlo Mainardi – Amori Urbani, M. Battaglio – 2011, WLM Edizioni)

  • Partenza: Caserma “Alessandro La Marmora”  – Via Asti
  • Ponte (Corso Regina)                      
  • Corso Regina
  • Giardini Reali (angolo corso s. Maurizio)
  • Porta Palazzo
  • Rondò della Forca
  • Corso Valdocco
  • Arrivo: POLO 900

 

Esplora il percorso virtuale

 

Io Spaccio Cultura

 

Cos'è?

Lo spaccio di cultura è molto più diffuso di quello che pensiamo, avviene tutte le volte che associamo un libro a una persona o gli raccontiamo una storia. Quando diffondiamo informazioni, letteratura, scienza, poesia e fiabe; quando cantiamo, balliamo, cuciniamo, dipingiamo, creiamo.
Abbiamo bisogno di pensare che la cultura sia nell'aria che respiriamo, nel cibo che mangiamo, nelle persone che frequentiamo.
Ci sono regole invisibili che muovono il nostro vivere sociale e che quando diventano condivise formano l'anima di un popolo.
Chiediamo a tutti coloro che amano l'arte, la musica, il teatro, i libri, il cinema, ma anche la cultura dell'incontro, della convivenza, del mettere in gioco il proprio passato attraverso la contemporaneità, di unirsi alla Rete di cultura Popolare e al Polo del '900, per diventare " spacciatori di cultura".

Anche alcuni esercizi commerciali del "Borgo dei narratori" hanno deciso di esserlo e offrono ai possessori della tessera una riduzione sui loro prodotti e consumazioni.

Scarica la lista completa dei locali aderenti alla campagna

 

Il progetto è realizzato con il sostegno della Compagnia di San Paolo
nell’ambito del bando OPEN! Progetti innovativi di audience engagement, in collaborazione con il Polo del '900.

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Scambialibri

Di questi locali alcuni hanno anche deciso di ospitare l'operazione "Io spaccio cultura #conloscambialibri: puoi portare un libro che hai già letto, che vuoi condividere e prenderne un altro in cambio. Lo potrai fare entrando dal calzolaio o fermandoti in vineria a gustare comodamente un bicchiere di vino.

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Quadrilatero romano:

Sibiriaki, Tagliere, Porto, Goustò,Bacaro, Km5, Mondellogelati, Quadrix, Revoltosa, Antico Balon

Centro storico

Bistrot Vicolo Divino, La Taba, Bottega Fotografica, Piccoli Animali, Caffe' Alby, Due lune Calzature, Container Concept Store, Goblin, Cartodigital, La Sartoria, Camiceria Loran, Fiorile, Bottier, Istituto Europeo, Vinolento  Cantina & Cucina, Bar Pietro, Tappeti Orientali De Reviziis

Piazza Statuto

Barbara outlet, Con.senso, Trikos, Biba, Cremeria Alice, Achillea, Paradiso delle sorprese, Coffee Hour, Barcode, Caffè Paris

 

Album di famiglie (s)confinanti

La mostra vuole fornire un punto di vista sulla mobilità dell’uomo con un reportage fotografico e epistolare collettivo per poterne  raccontare il volto umano partendo dalle persone, dagli sguardi, dalle storie e dalle loro rotte migratorie. L'itinerario che coinvolgerà la città di Torino e la città di Reggio Emilia guiderà il pubblico nei vari momenti che scandiscono la quotidianità di chi dalla propria terra intraprende il cammino verso un mondo migliore.

 

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Il progetto

Il progetto Album di famiglie (S)confinanti consiste quindi nella realizzazione di una mostra narrativa e itinerante che racconti le memorie sulle mobilità e sulle e/immigrazioni nella città di Torino.  La mostra vuole essere il risultato di un percorso che si svilupperà nel corso di un anno e che è stato presentato durante la XII edizione del Festival delle Culture Popolari e durerà fino all’edizione 2018. Aderiscono a Album di famiglie (S)confinanti enti e istituzioni di diversa natura al fine di unire e diversificare materiali e memorie diverse: dalla testimonianza personale ai fondi custoditi negli archivi. Partecipano la Città di Torino e le sue circoscrizioni, l’Archivio Storico della Città di Torino, l’Archivio di Stato di Torino, l’Archivio dei Diari di Pieve di Santo Stefano, l’Archivio Nazionale del cinema d’impresa di Ivrea, il Polo del ‘900 e l’Istoreto.

Protagonisti attivi sono i nuovi e i vecchi cittadini che hanno deciso di condividere le loro memorie personali al fine di realizzare questa narrazione collettiva. Con il supporto delle famiglie delle comunità che già collaborano con la Rete si vuole valorizzare l’accoglienza reciproca e la restituzione delle memorie alla cittadinanza. L’obiettivo del progetto è quindi realizzare una mostra che attraversi le città nei suoi luoghi simbolo, più o meno conosciuti, coinvolgendo tutta la cittadinanza e le istituzioni in una prospettiva di condivisione e collaborazione.

 

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Stati Generali della Cultura Popolare

 
Torino - 22, 23, 24, 27 Settembre 2011
 

 

 

 

 

 

 

 

 

PREMESSE

Un organismo di soggetti locali per la Cultura nazionale
La Rete Italiana di Cultura Popolare rappresenta oggi un soggetto nazionale che ha come obiettivo quello di non disperdere l’enorme patrimonio di saperi locali, ma valorizzare e mettere “a sistema” le riconosciute “diversità” che caratterizzano le attività socio-culturali dei territori e, attraverso lo studio e le azioni che da esse ci derivano, ri-avviare un possibile dialogo con le giovani generazioni e i modelli di socialità nuovi ed antichi (riti, feste, luoghi d’incontro reali e/o virtuali come i socialnetwork o riti re-inventati). Per fare questo lavoro con metodo si è realizzato un sistema di “territori in rete” che non ha eguali in Italia, e che sta già lavorando ad un analogo percorso nell’area Euromediterranea(dall’Egitto al Marocco, dalla Spagna alla Germania, dalla Romania alla Grecia).

 

Un’idea di lavoro in Rete
Creare progetti virtuosi, che facciano delle differenze locali la vera “resistenza culturale” all' omologazione, quella stessa "resistenza" che neanche la forza economico/mediatica della “società dei consumi” è riuscita ad appiattire. Il confronto con altri soggetti locali nazionali ed internazionali, determina l’alleanza ed il superamento dei confini amministrativi, sviluppando una maggiore capacità di attenzione mediatica locale e nazionale, un diverso modo di gestione e reperire fondi, ma soprattutto il coinvolgendo reale di un territorio che si esprime con una cultura quotidiana, e dove gli eventi non vengono “calati dall’alto” ma facenti parte di un calendario comunitario riconosciuto.

 

Gli Stati Generali della Cultura Popolare
Gli Stati Generali, sostenuti da Esperienza Italia in collaborazione con la Provincia di Torino e patrocinati tra gli altri dall’ Anci, dall’Upi e Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, vogliono essere un “luogo” d’incontro fra tutti coloro che si occupano della programmazione e gestione della politiche socio-culturali locali e nazionale. Le attività degli “Stati Generali” sono indirizzate a istituzioni pubbliche e private, reti museali, bibliotecarie e scolastiche, centri di socializzazione e progetti culturali di sistema. L’idea nasce da una richiesta che il territorio partecipante ha espresso con convinzione, e con il fine di consentire una serie d’incontri formativi tesi a valorizzare le politiche culturali in rete. Questo momento assembleare sfocerà in un “Manifesto culturale per l’Italia”, che vedrà i firmatari impegnati nella sensibilizzazione dell’opinione pubblica e di proposta agli organismi governativi nazionali ed internazionali di un percorso condiviso e sostenibile.


Nei 150 anni dall'Unità d'Italia
Proprio nell’anno del 150° anniversario dell'Unità italiana, i nostri sistemi socio-culturali e formativi appaiono più fragili e frammentati, con difficoltà economiche e minore possibilità di sviluppare politiche di economia di scala, reperire fondi diversi, costruire progetti a lungo termine.
Oggi la proposta degli "Stati Generali della Cultura Popolare" vuole essere un punto di partenza, affinché si crei un forum libero di condivisione e di dialogo con i cittadini, le Istituzioni, le Università, il mondo del volontariato, dell’economia, dell’imprenditoria, della comunicazione e dell'arte. L’aspetto che viene immediatamente percepito  da tutti i territori in Rete  è che  gli Stati Generali - i primi riguardanti la cultura popolare - rappresentano un’opportunità per poter esprimere un’idea di “Paese” nel rispetto delle singole diversità. Il  tessuto formatosi in questi anni ha permesso all’organizzazione della “Rete” di partire "dal basso", mettendo insieme le valli alpine con quelle degli Appennini, unendo  il mare alla pianura padana, considerando le piccole patrie come necessarie ad una visione unitaria della cultura nazionale.
Il futuro di ogni politica di sviluppo territoriale si giocherà, infatti, proprio su questo: sulla capacità di far dialogare il livello globale con quello locale, affinché le economie, le ricerche e le attività siano al centro di un lavoro comune e sistematizzato.

 

PROGRAMMA

GIOVEDI’ 22 SETTEMBRE

Salone degli Svizzeri, Palazzo Reale, Piazzetta Reale 1 - Ore 15.00/18.00

Modelli di socialità e di appartenenza: dal rito ai social network. La cultura popolare contemporanea
L’idea di “tradizione” viene comunemente associata ad una fotografia del passato, qualcosa di vecchio, di ciò che è stato, un orpello che ha perso la capacità di parlare ai contemporanei. La prima Sessione degli Stati Generali si apre ampliando questa considerazione, cercando non di dare una definizione ferma, statica di tradizione, ma provando a cogliere il suo movimento, il suo trasformarsi, quello cioè di un riconoscimento culturale a cui  l’arte, l’economia, la politica, le più importanti innovazioni contemporanee sono debitrici e allo stesso tempo rappresentanti tradizionali. Ecco allora un filo diretto tra feste e riti di arcaica memoria trovare un rinnovato dialogo tra le piazze reali e quelle virtuali e con il medesimo bisogno di declinare diverse “identità”.

Presiede: Licia Viscusi Assessore alla Cultura della Provincia di Cuneo
Interventi
-          Derrick De Kerckhove, Professore presso la Facoltà di Sociologia dell'Università degli Studi di Napoli Federico II
-          Paolo Maria Ferri, Professore presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi Milano Bicocca
-          Gian Luigi Bravo, Professore di antropologia culturale presso la Facoltà di Lingue e Letterature Straniere di Torino Università di Torino


VENERDI’ 23 SETTEMBRE

Cortile di Palazzo Carignano, Via Accademia delle Scienze 51 – Ore 09.00/ 12.00

Il bene comune, saperi, territori ed economie in rete  
Lo stato dell’arte, cosa può accadere in un futuro-presente alle politiche culturali dei territori? Cosa s’intende oggi per bene comune?  Come cambiano le idee, la formazione dei progetti e le necessità di creare partecipazione?
Questa Sessione, grazie agli attori che ne fanno parte, analizza le modalità e le azioni con cui le Istituzioni operano per una diversa idea di condivisione progettuale e fund raising, lì dove la capacità di investire sulla condivisione dei saperi, creazione di sistemi, economie di scala diventano le discriminanti principali.

Presiede: Alessandra Giudici, Presidente della Provincia di Sassari

Interventi  
-          Ugo Perone, Professore di Filosofia morale presso l'Università del Piemonte Orientale
-          Matteo Pessione Responsabile Venture Philanthropy Fondazione CRT
-          Andrea Rebaglio, Vice Direttore Area arte e cultura, Fondazione Cariplo
-          Giuseppina De Santis, Comitato di Gestione della Compagnia di San Paolo
-          Pietro Clemente, Professore di antropologia culturale della Facoltà di Lettere dell’Università di Firenze.

 

12.00 /13.00 – Inaugurazione Ufficiale e presentazione del “Manifesto culturale” degli Stati Generali della Cultura Popolare

Intervengono:
Mario Turetta, Direttore Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Piemonte
Ugo Perone, Presidente della Rete Italiana di Cultura Popolare; 
Nicola Bono, Responsabile Settore Cultura e Turismo UPI – Unione Province d’Italia  
Maurizio Braccialarghe, Anci Nazionale e Assessore alla Cultura della Città di Torino
Saranno presenti:
Alessandra Giudici – Presidente della Provincia di Sassari
Carlo Falato – Assessore alla Cultura della Provincia di Benevento
Cinzia Tacconi – Assessore alla Cultura della Provincia di Grosseto
Ilda Curti, Assessore al coordinamento delle politiche di integrazione, rigenerazione urbana e qualità della vita, decoro della Città di Torino

 

SABATO 24 SETTEMBRE

Sala Duomo, Officine Grandi Riparazioni, Corso Castelfidardo 22  – Ore 10.00/13.00

La cultura locale nel rapporto con il globale. Storia, lingue e riti nel 150^ anniversario dell’Unità d’Italia

La storia italiana non è leggibile se non attraverso altre storie, la sua particolare costituzione ne determina quella complessità di ricchezza e orgoglio che hanno fatto di questo paese una risorsa culturale unica al mondo. Per questa ragione nel comprendere come dovremo affrontare il futuro abbiamo chiesto alle più importanti memorie culturali del nostro tempo di partecipare a questa Sessione, sicuri di ascoltare un’altra storia, fatta di riti e feste, di briganti e contadini, di quando Vittorio De Sica o Pier Paolo Pasolini dipingevano quadri in movimento, quasi a voler fermare un tempo che scappava velocemente.

Presiede: Carlo Falato, Assessore alla Cultura della Provincia di Benevento
Apertura con Giuseppe Giannotti, responsabile Res-Rai Storia
Interventi
-          Roberto De Simone, regista teatrale, compositore e musicologo
-          Nicola Tranfaglia,  Professore emerito di Storia dell’Europa e del Giornalismo dell’ Università di Torino
-          Ugo Gregoretti, regista, giornalista e drammaturgo
-          Paolo Apolito, Professore di antropologia culturale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Roma Tre
 
Le prenotazioni sono obbligatorie fino ad esaurimento posti


MARTEDI’ 27 SETTEMBRE  

Sala Duomo, Officine Grandi Riparazioni, Corso Castelfidardo 22

Chiusura Stati Generali della Cultura Popolare
-          Ore 16.00 - presentazione dell'Archivio partecipato e del "Fondo De Mauro"
-          Ore 17.00 – Conversazione con Tullio De Mauro: la rete delle culture locali e la vita civile ed intellettuale italiana
 

 

PER PARTECIPARE

Scarica QUI la scheda, compilala, firmala IN ORIGINALE e rinviala entro il 20 settembre a op@reteitalianaculturapopolare.org

 

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Per partecipare a "Il pranzo dei popoli e Indovina chi viene a cena?" è necessaria la prenotazione

Per informazioni contattare il numero 388 3275068 – Per  prenotazioni inviare una mail a info@reteitalianaculturapopolare.org

Il progetto “Indovina chi viene a cena?” venne lanciato in occasione dell’edizione 2011 del Festival Internazionale dell’Oralità Popolare, con una cena condivisa che portò in Piazza Carlo Alberto più di cento persone, riunite intorno a un unico tavolo per i piatti preparati dalle famiglie appartenenti alle comunità straniere residenti sul territorio che hanno aderito al progetto.
Dal Marocco e dalla Cina, dalla Romania e dall’Argentina, dall’Albania e dall’Etiopia, storie di viaggi, di terre e di persone da raccontare e condividere: questa l’idea alla base del progetto.

Il progetto nasce dal percorso sul concetto di “altro”, sull’idea di incontro e di socializzazione declinabile in differenti modalità, che ha intrapreso la Rete in questi anni. Tutto ciò ha  consolidato rapporti di collaborazione e di condivisione con alcune famiglie e persone facenti parte diverse comunità migranti.
“Indovina chi viene a cena?” ne rappresenta uno dei frutti e, pur se costituito da una serie di incontri/cene all’interno di abitazione private, non è un progetto gastronomico.  “Indovina chi viene a cena?” è un progetto di relazione, che si sviluppa sulla base della presenza di un nucleo di comunità, in cui chi partecipa sceglie di incontrare un’alterità e decide, scommette, su quell’appuntamento.

Dal 2012 il progetto è diventato permanente, prevedendo una programmazione annuale e sviluppandosi in maniera diffusa in tutti quei territori soci o aderenti alla Rete che scelgono di progettarlo.
La Rete Italiana di Cultura si pone come garante verso quelle famiglie che, con un gesto privato e di grande fiducia, accolgono nelle proprie case le persone che vogliono condividere quest’idea. Mette in relazione, cerca di svilupparne collaborazioni, comunica quel che accade sul territorio nazionale, ma soprattutto facilita la crescita di antenne locali che abbiano la capacità di lavorare insieme.

 

Per prenotarti contatta il numero 388 3275068 – 3935766183 o invia una mail a info@reteitalianaculturapopolare.org

 

Le date per la stagione 2017-2018

 

Sabato 11 novembre 

Sabato 16 dicembre

Sabato 27 gennaio

Sabato 24 febbraio

Sabato 24 marzo

Sabato 28 aprile

 

Campus Scuola. Progetto di formazione permanente per la cultura popolare

L'idea del Campus Scuola per la Cultura Popolare, nata in maniera sperimentale nel Fortore tra il beneventano e il foggiano, nel 2011, si è sviluppata a partire dalla necessità di creare  un'occasione di approfondimento e condivisione che fosse intensiva.

Iscritti alla Rete,  Testimoni della Cultura Popolare ®,  studiosi, artisti e cittadini vivono insieme per qualche giorno, condividendo la volontà di affrontare e approfondire nuovi modelli di socialità ma anche di conoscere feste e riti dei territori che ci ospiteranno. Il Campus Scuola vuole essere un’università dell’esperienza.

Incontrare le forze attive delle realtà locali, collegare tradizioni, luoghi e persone, fare tutto ciò in un territorio fuori dalle grandi mete turistiche, ma che ha bisogno di essere cercato, ascoltato ed animato: con questi obbiettivi nasce l’idea di una esperienza unica, quella del Campus.

Il programma del Campus, destinato a persone che stanno collaborando o che vogliono prendere parte alle progettualità della Rete e dei suoi partner, si svolge su tre nodi principali: la mattinata è stata dedicata a incontri di carattere più teorico su temi inerenti la cultura e le tradizioni popolari, il pomeriggio ad attività laboratoriali e le serate hanno concluso il percorso formativo con un momento di festa. 

La sua frequentazione può prevedere, per gli studenti universitari regolarmente iscritti e nel caso in cui sia attiva una convenzione con la struttura accademica di afferenza o tramite accordi diretti con i docenti, l’attribuzione di crediti formativi che potranno essere riconosciuti dalla propria Facoltà.

 

 

Festival delle Province

Festival Itinerante di Cultura Popolare

 

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È l’unico Festival Nazionale itinerante dedicato alle tradizioni popolari.

Da più di 10 anni ormai la carovana del Festival delle Province viaggia per scovare le differenze di cui ogni territorio è depositario e per portare al grande pubblico il  patrimonio di tradizioni artistiche popolari a rischio d’estinzione.

“Fare rete” ovvero radicarsi nei singoli territori, costruire “Antenne” quali presidi della cultura locale in un ottica di scambio ed apertura.

Individuare nuovi “Testimoni della Cultura Popolare”, costruire il passaggio dei saperi alle generazioni future, realizzare una politica culturale di incontro e di partecipazione.

Il Festival continua così la sua attività annualmente e ciclicamente: autunno, inverno, primavera, estate, sino al nuovo Festival dell'Oralità.

E poi si ricomincia con le ritualità e le feste espresse dai nostri territori, promuovendo un modo nuovo di concepire l’individuazione, la salvaguardia e la re-invenzione della Cultura Popolare.

Una sperimentazione antica ma innovativa che intende la cultura come frequentazione quotidiana, non singolo evento, e che nella ripetizione trova il motivo necessario per “fare comunità”.

Il Festival delle Province è nato nel 2002 con il nome Festival delle due Province, in seguito ad un protocollo d’intesa triennale tra Provincia di Torino e Provincia di Cuneo, per poi assumere carattere nazionale.

Il Festival delle Province è nato per sottolineare l’importanza delle differenze di cui ogni territorio è geneticamente depositario: è l’unica rete esistente di enti, territori, cultura ed eventi che esprime l’eccellenza della tradizione popolare italiana.

Vi hanno partecipato alcuni tra i più importanti drammaturghi viventi, come Enzo Moscato e Ruggero Cappuccio, attori come Enrico Bonavera e Roberto Herlitzka, grandi compositori e musicisti quali il Premio Nobel Luis Bacalov, il Maestro Sparagna ed Avion Travel, così come Enzo Jannacci, Massimo Bubola, Marco Poeta, Francesco Di Giacomo, Vincenzo Cerami, Giovanni Coffarelli.

Il Festival delle Province ha la particolarità di creare un circuito tra le culture e le tradizioni che appartengono ai singoli territori, proponendole in altri luoghi e contesti.

Inoltre, non propone solo singoli spettacoli o appuntamenti, ma veri e propri progetti, spesso di contaminazione fra generi (musica/teatro/letteratura) o esperienze artistiche originali.

 


PREMIO INTERNAZIONALE DEI
TESTIMONI DELLA CULTURA POPOLARE


Tra gli obiettivi della Rete Italiana di Cultura Popolare vi è quello di individuare e far conoscere quei protagonisti che hanno saputo coltivare la tradizione e riproporla attraverso una sapiente contaminazione tra conservazione ed innovazione.

La Rete Italiana di Cultura Popolare conferisce loro il titolo di Testimoni, a significare la capacità di testimoniare la cultura che hanno ereditato e che si preparano a trasmettere alle nuove generazioni, aggiornata secondo criteri di dinamicità, modernità ed innovazione.

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Al fine di creare le condizioni per diffondere e promuovere la cultura popolare ed offrire un giusto riconoscimento e visibilità ai suoi Testimoni, la Rete ha istituito due importanti progetti: il Premio dei Testimoni e le Cattedre Ambulanti della Cultura Popolare.

Il progetto dei “Testimoni della Cultura Popolare” è nato in Italia nel 2005.

I “Testimoni” vengono scelti e premiati grazie alla supervisione di un Comitato Scientifico. Il lavoro del Comitato è quindi quello di individuarli, conoscerli e predisporre attività di comunicazione, performative, di formazione, editoriale e quanto necessario affinché la cultura che essi rappresentano possa non estinguersi, ma essere trasmessa, passata, come un testimone appunto, alle nuove generazione di futura memoria.

Il Testimone deve rispondere ad alcuni requisiti fondamentali per essere candidato al Premio, ed entrare così nel programma di valorizzazione e promozione del Comitato

1) Un legame effettivo con il territorio che esprime la tradizione di cui il candidato Testimone ne è detentore per :
  • Memoria
  • Tradizione
  • Continuità
  • Riproposta

2) Sapere esprimere la Cultura Popolare del territorio attraverso criteri:
  • Artistici performativi
  • Etno - demoantropologici
  • Artigianali

3) Garantire la tracciabilità del suo percorso di ricerca

4) Sentire la necessità di dover “passare il Testimone” del proprio sapere alle giovani generazioni, affinché la tradizione si possa trasmettere e rinnovare con rispetto e coerenza. A tale proposito il Testimone deve essere disposto, attraverso i modi che più gli sono consoni, a favorire questo processo di formazione aderendo alle iniziative proposte dal Comitato..

La promozione e valorizzazione dei Testimoni avviene attraverso queste azioni:

  • Premiazione dei Testimoni di Cultura Popolare
  • Docenza della Cattedra Ambulante della Cultura Popolare
  • Convegni e seminari
  • Diritto dell’uso del marchio di “Testimone della Cultura Popolare”
  • Pubblicazioni e progetti editoriali
  • Presenza nelle più significative manifestazioni nazionali
  • Pubblicazione delle migliori tesi di laurea che hanno come oggetto uno o più Testimoni della Cultura Popolare
  • Sensibilizzazione presso gli organi di promozione culturale, enti pubblici e privati, scuole ed istituti di ricerca.

Nel 2005 sono stati premiati sei Testimoni, espressioni di culture e tradizioni di diversa provenienza: dalla Sicilia con l’Opera dei Pupi di Turi Grasso alla Puglia con Uccio Aloisi ed i Cantori di Carpino, dal Lazio con il Gruppo Spontaneo di Canti a Braccio in ottava rima al Piemonte con il Coro Bajolese ed il Gruppo Spontaneo di Magliano Alfieri.

La Rete, per il 2006,  ha candidato sei nuovi importanti “presidi”:  Giovanna Marini, Gipo Farassino, Masino Anghilante, i Cugini Nigro e Pete Seeger.
Inoltre è stato istituito un Premio Speciale per il contributo alla ricerca e alla documentazione sulla Cultura Popolare che verrà consegnato a Tonino Guerra, poeta, scrittore e sceneggiatore, grande artista di fama internazionale.

Questi veri e propri “presidi culturali”, rappresentano l’autenticità delle radici, una convinzione forte, che non si è mai vergognata di attingere a una storia che viene da lontano, spesso dalla povertà, ma che mai ha abdicato la sua dignità, sicura che il tempo le avrebbe dato ragione.
Avremmo voluto chiamarli appunto “Presidi”, in analogia e quei gioielli dell’enogastronomia che “Slow Food” ha voluto salvare. Ne hanno eguali caratteristiche: la preziosità e il rischio di perdita e rappresentano quelle autentiche, fragilissime “biblioteche viventi”, come ebbe a definirli il grande Jorge Luis Borges.
Per noi sono “Testimoni”, a significare la loro capacità, di testimoniare la cultura che hanno avuto in eredità raccogliendo un testimone che si preparano a trasmettere alle nuove generazioni. In questo passaggio vi è, metaforicamente, anche quella capacità di trasformazione che significa dinamicità, evoluzione, modernità, tendenza all’introduzione di elementi innovativi.

 

arianna logo web

ARIANNA

EuroMediterranean Network of Culture and Heritage

 

 

 

 

LEGGI QUI IL BLOG CON IL RACCONTO AGGIORNATO DELLA RETE EUROMEDITERRANEA

La Rete EuroMediterranea  “Arianna” è un progetto rivolto a tutti quei territori che riconosco nel valore del confronto culturale tra le sponde del Mediterraneo un’idea di bene comune. Gli obiettivi  progettuali sono  rivolti ad un  lavoro sulla mappature delle risorse culturali, soprattutto immateriali, presenti sui singoli territori ai fini della tutela e riproposizione in chiave innovativa, evidenziando le rispettive peculiarità dei territori medesimi ed attivando su di essi una  positiva ricaduta economica.

In seguito alla  formalizzazione del protocollo d’intesa  avvenuta in Sardegna a Sassari  nel giugno 2012 a cui hanno partecipato, oltre a Comuni, Province e Regioni italiane, attraverso varie rappresentanze istituzionale e culturali, il Marocco, la Catalogna, la Grecia, è stato realizzato  1° Festival itinerante del Mediterraneo, primaria  espressione  collettiva  della rete Euromediterranea.

Perché Arianna?

Arianna, la più pura, altrimenti conosciuta come la signora del labirinto, Una donna che ottiene di salvare il suo innamorato Teseo dall’essere divorato dal pericoloso Minotauro. Teseo, imprigionato in un labirinto, con l’aiuto di un filo che gli offre Arianna, troverà il cammino del ritorno. Arianna ci salva da un labirinto, ma che cos’è un labirinto? Ci prendiamo la licenza di usare le parole di un filosofo italiano, Giorgio Colli, che definisce il labirinto come “una rete multiforme con infiniti centri d’irradiazione”. La nostra rete è ugualmente una rete multiforme, poiché rappresenta i diversi paesi del Mediterraneo. Potremmo dire che ogni membro può essere un centro di irradiazione stesso con le attività e le dinamiche di lavoro a favore della cultura. Cosa accadrebbe se Arianna ci offrisse un filo? Collegando i nostri territori ci offrirebbe l’occasione di esprimere una forza più intensa rispetto a quella che ognuno di noi potrebbe realizzare. Quel filo darebbe significato e coerenza alle comuni forze individuali di ciascuno dei punti collegati. Questo è il motivo per cui ricorriamo al mito di Arianna, affinché attraverso la rete e mediante il suo filo il tutto sia meglio che la somma delle parti
 
I soggetti firmatari 
GRECIA: Comune di Pilea Hortiatis, Festival di Kilkis e Festival Yakinthia
MAROCCO: Comune di Fès, Festival of Amazigh Culture e Fondation Esprit de Fés
CATALOGNA (SPAGNA): Generalitat de Catalunya, Festival PortalBlau (Escala), Comune dell’ Escala, Institut de Cultura de Barcelona (ICUB) - Barcelona Capital, Qadar Producions Cultural
ITALIA: Provincia di Sassari, Provincia di Rieti, Provincia di Firenze, Provincia di Cosenza, Regione Molise, Comune di Salerno, Consorzio Assomab Alto Molise, Rete Italiana di Cultura Popolare
 

Festival Itinerante del Mediterraneo

Dal 2012 è attivo il "Festival Itinerante del Mediterraneo”, un vero e proprio viaggio per navigare attraverso i porti e le città del Mediterraneo.

 

Principali iniziative e progetti che hanno condotto alla creazione di ARIANNA

2008

  • 6 luglio 2008 – Fès (Marocco) - In collaborazione con Fondation Esprit de Fès, Musiques Sacrées du Monde (Marocco) e ONG Fawanees (Egitto), il primo atto di lavoro comune a proposito della creazione di una Rete Mediterranea di Cultura Popolare, ha avuto luogo a luglio 2008. La Rete Italiana di Cultura Popolare è stata presente in Marocco, all’interno del Festival Amazigh Esprit de Fès, Musica sacra del Mondo, grazie alla partecipazione, avvenuta il 6 luglio 2008,  del Gruppo di Canto a Tenore Cunsonu Santu Giuanne di Thiesi, Provincia di Sassari.
  • 25, 26, 27 Luglio 2008 – Festival Internazionale dell’Oralità Popolare, Torino - Il Festival 2008 è stato inaugurato dalla Tavola Rotonda “Oralità Mediterranea”ì: incontro tra culture locali e costruzione di reti2, a cui sono intervenuti i soci della Rete, antropologi, il Comitato Scientifico della Rete e  i rappresentanti delle maggiori organizzazioni culturali dell’area euro – mediterranea. All’interno del programma inoltre è stato individuato un settore, denominato “L’Oralità del Mediterraneo”, che ha visto susseguirsi sul palco del Cortile di Palazzo Carignano gruppi rappresentanti dei paesi dell’area euro – mediterranea: Avinar (Iran, Bouaazza Larbi (Marocco), Ensemble Fawanys (Egitto)
  • 24 - 26 Ottobre 2008 – Biblioteca Alessandrina, Alessandra d’Egitto – CULTNAT, Cairo (Egitto) - “Le Tradizioni Orali tra le due sponde del Mediterraneo: culture locali e costruzione di una Rete”  In collaborazione con Regione Piemonte,  Herimed, Cultnat, Center for Documentation of Cultural and Natural Heritage – Bibliotheca Alexandrina, Fawanys  Musique Traditionnelle d’Egypte.All’interno della “Settimana della Lingua Italiana nel Mondo” - Nei giorni 24-25-26 ottobre la Rete Italiana di Cultura Popolare, in collaborazione con l’associazione Herimed, il CULTNAT ( Ministero della Cultura dell’Egitto) e l’associazione Fawanys (Egitto) ha poi organizzato un evento internazionale in Egitto sul tema dell’oralità popolare. L’iniziativa sostenuta dalla Regione Piemonte si è inserita nella “settimana della lingua italiana nel mondo” e ha rappresentato un vero e proprio “incontro al vertice” per porre le basi di una politica effettiva e lungimirante finalizzata a salvare la cultura popolare dall’estinzione. Oltre  alla rappresentazione del progetto musicale “Wake for the Earth”, che ha visto l’incontro sul palco di musicisti di tradizione italiana con muscicisti egiziani, si è svolto un seminario sul tema “L’oralità popolare tra le due rive del Mediterraneo: incontro tra culture locali e costruzione di reti”. Relatori sono stati rappresentanti dell’UNESCO, l’Anna Lindh Foundation, il CULTNAT, il Comitato Festival delle Province, la Regione Piemonte e l’associazione Herimed.

 2009

  • 5 maggio 2009 -   Torino, Circolo Lettori  - La nuova edizione di Lingua Madre si proponeva di promuovere la tutela della diversità culturale e linguistica, la salvaguardia delle comunità e delle memorie storiche, sociali e linguistiche autoctone, prevedendo per il 2009 un approfondimento geografico sul Caucaso Meridionale (Armenia, Georgia e Azerbaijan). In tal senso, la Rete Italiana di Cultura Popolare si è impegnata nello sviluppo e nell’organizzazione dell’incontro-concerto con Fakhraddin Gafarov e la musica tradizionale turca.
  • 14 maggio 2009 - Lingotto Fiere, Torino Fiera Internazionale del Libro - Il 14 maggio, alle ore 20, la Rete Italiana di Cultura Popolare ha presentato la performance “Veglia per la terra” è un concerto in cui musicisti piemontesi di nuova e vecchia generazione incontrano musicisti egiziani per rinnovare un’antica tradizione. 
  • 26, 27, 28 Giugno 2009 - Festival Internazionale dell’Oralità Popolare, Torino - L’intero Festival ha aperto una porta sulle comunità migranti presenti in Italia e nella Regione Piemonte, che si sono espresse tramite mostre, dialoghi culinari, incontri di presentazione, laboratori di riti e tradizioni, performance.
  • 5 luglio 2009 - – Fès (Marocco) - E’ proseguita anche per il 2009 la collaborazione con la Fondazione Esprit De Fès: il Festival de Fès des Musiques Sacrées du Monde ha ospitato due concerti dei Viulan, ricercatori da 30 anni ed esponenti della tradizione  del territorio del Frignano sulle montagne dell'appennino Tosco-Emiliano.
  • 27 novembre -  Torino, Circolo dei Lettori - All’interno dell’edizione autunnale di Lingua Madre, la Rete Italiana di Cultura Popolare ha presentato “Quel che resta è la voce” . Al di là delle differenze linguistiche e culturali, “Quel che resta è la voce” è il racconto delle storie. Un primo tentativo di far incontrare, per una sera, alcune delle lingue, storiche e di recente insediamento, della nostra regione; un piccolo passo e un augurio per una reale convivenza civile che verrà riproposto in forma più articolata in occasione delle iniziative di Lingua Madre al Salone Internazionale del Libro di Torino 2010.
  • 7 novembre - Manresa – Spagna - Mediterra’nia - La Fondazione Fira Meditterània ha organizzato dal 5 all’8 novembre la 10a edizione della Fiera Meditterània, peculiare per il forte carattere internazionale. Durante il III simposio professionale intitolato 2009-2010 Get-togethers: Fairs and Festivals”  del 7 novembre, sono stati ospitati trentacinque oratori provenienti da Grecia, Italia, Libano, Marocco e il Regno Unito, oltre ai territori di Spagna, la Catalunia, la Comunità Valenzana, i Paesi Baschi e la città di Madrid, Euskadi, che hanno dato  vita a diversi seminari e tavole rotonde. La Rete Italiana di Cultura Popolare, nella persona del direttore Antonio Damasco, è stata invitata a tenere una relazione ad hoc quale esempio di sistema culturale, in cui le forze locali dei singoli territori in rete acquistano un valore che singolarmente non sarebbe possibile ottenere, sia dal punto di vista della comunicazione, delle economie di scale, della qualità operativa, sia dalla capacità progettuale ed il livello di partecipazione nazionale ed internazionale. Per l’occasione è stato presentato,  con Alessandra Giudici, Presidente della Rete Italiana di Cultura Popolare, nonché Presidente della Provincia di Sassari, uno dei Beni Immateriali italiani riconosciuti come Patrimonio dell’Umanità, il “Canto a Tenore”.

2010

  • Tavola Euro – Mediterranea - Sede Palazzo della Provincia di Sassari – sala Angioy, Sassari. Verso una Rete Euro-mediterranea della Cultura Popolare” - Un momento di incontro e confronto tra i principali promotori della Cultura Popolare provenienti da diversi paesi dell’aria Euro-Mediterranea, per proseguire nella costruzione di una rete inter-organizzativa, che promuova, la tutela, la ricerca e la promozione della cultura tradizionale e popolare dell’area Euro – Mediterranea e che crei le condizioni affinché tali culture, inserite in un Sistema di Rete Culturale Internazionale, costituiscano una risorsa per lo sviluppo sostenibile e per la promozione delle risorse e delle culture locali, coinvolgendo le nuove generazioni, tramite programmi di educazione, di sensibilizzazione e d’informazione, così da permettere la trasmissione di tali culture.
Sono intervenuti
-          Alessandra Giudici –Presidente - Provincia di Sassari e Rete Italiana di Cultura Popolare
-          Ugo Perone – Assessore alla Cultura – Provincia di Torino
-          Carlo Falato – Assessore alla Cultura - Provincia di Benevento
-          Cinzia Tacconi – Assessore alla Cultura– Provincia di Grosseto
-          Antonio Damasco - Rete Italiana di Cultura Popolare - Torino - Italia
-          Malak Wahba - CULTNAT The Center for Documentation of Cultural and Natural Heritage, Bibliotheca Alexandrina – Cairo - Egypt
-          Dragos Cosmin Lucia Preda - Romania
-          Ester Lozano Torne’ - Qadar Productions Cultural - Barcellona – Spagna
-          Jordi Urpi - Cases de la Musica - Barcellona - Spagna
-          Moha Ennaji - Fes Festival Of World Sacred Music - Fes – Marocco
-          Roberto Albergoni - HERIMED - Association for the documentation, preservation and enhancement of the Euro – Mediterranean Cultural Heritage - Palermo - Italia
-          Zéphora Nachite - Fete de la Méditerranée - Ass. Socioculturelle EPI - Marsiglia – Francia
 
2011
  • La tradizione del Comparatico e i Fuochi di San Giovanni 2011 - Fino agli anni ’50 la città di Alghero è stata teatro nel mese di giugno degli importanti festeggiamenti per le celebrazioni di San Giovanni. Si trattava di una festa di tradizione molto antica in cui alla ricorrenza religiosa si univano rituali ancestrali. Con gli anni del boom la Festa perse d’importanza fino a perdersi. A partire dal 2010, la Festa è tornata a vivere e nel corso di una sola edizione è già diventata un fenomeno di forte richiamo per la cittadinanza e ha coinvolto anche realtà al di fuori dell’Isola. La Rete Italiana di Cultura Popolare, di cui la Provincia di Sassari è promotrice e socia, esprimendo anche la Vicepresidenza nazionale e il coordinamento del “tavolo euro-mediterraneo”, ha organizzato proprio in occasione di questo rinnovato rito, una “Carovana popolare” a cui hanno partecipato ricercatori, video maker e performers che fanno parte della Rete Euromediterranea. Non solo un momento di spettacolo e celebrazione ma anche un periodo di ricerca e studio sulle tradizioni del territorio e un’ occasione di incontro con le comunità del posto.

 2012

  • La firma della Carta dei Valori di “Arianna. Euromediterranean Network of Culture and Heritage” - Il giorno 20 giugno 2012 è avvenuta, alla presenza dei rapresentanti istituzionali e dei rappresentanti dei maggiori enti culturali dei paesi coinvolti, la firma della Carta dei Valori di “Arianna”. Le linee guida che ci hanno ispirato. Nella stesura della “Carta dei valori” e del “Festival Itinerante del Mediterraneo 2012” sono connesse alla necessità di sviluppare economie di scala, che tengano conto delle risorse locali, e vogliono esprimere principi di solidarietà e incontro, grazie ad una comunicazione e promozione condivisa. Tutto ciò è da leggere come azione conoscitiva tra gli stessi partner, anche in relazione alla possibilità futura di partecipare a bandi europei e allo sviluppo di condivise azioni di fund raising. Riteniamo infatti che la costituzione di un lavoro di rete tra attività già operative, coordinate e comunicate, sia un elemento discriminante nella ricerca di nuove risorse.

 

 

 

Progetti Editoriali

La Rete Italiana di Cultura Popolare, con la seconda pubblicazione dedicata ai Testimoni della Cultura Popolare, Lingua, migrazioni, bellezza e magia di Valter Giuliano,  dà avvio alla sua prima collana editoriale, un altro tassello essenziale nel panorama delle azioni che l’associazione nazionale sta conducendo in maniera innovativa nel panorama dello studio e della comunicazione sulla cultura popolare.

Dopo un’attenta indagine, svolta con particolare attenzione alla ricerca sul territorio, sono emerse esigenze di un progetto editoriale, che possa essere di riferimento per le reti scolastiche, universitarie, bibliotecarie, museali ed ecomuseali. Molte ricerche, studi e progetti, ai quali va riconosciuto un valore di “resistenza culturale” e di qualità divulgativa e scientifica, sono stati pubblicati, ma spesso non hanno superato i confini geografici locali.

Questo nuovo strumento della Rete Italiana di Cultura Popolare, invece, mira ad avere una precisa e rigorosa linea editoriale, che va a supplire alla mancanza di divulgazione di una storia culturale mai scritta.

La collaborazione con Slow Food, socio della “Rete” sin dalle origini, assicura a questo progetto oltre una distribuzione sul territorio nazionale, l’esperienza di un progetto di politica culturale che ha rivoluzionato il concetto di comunità locale.

La Rete Italiana di Cultura Popolare rappresenta oggi una speranza per non disperdere quel ricco patrimonio di saperi che rappresentano le vere biodiversità della nostra cultura. L’obiettivo è quello di individuare, valorizzare e creare azioni per veicolare quei saperi che vengono spesso trasmessi solo oralmente e che ogni giorno corrono il rischio di sparire per sempre.

Per svolgere con metodo questo lavoro si è realizzato un sistema di “territori in rete” che non ha eguali in Italia, e che sta già lavorando a un analogo percorso allargato all’area Euromediterranea (dall’Egitto al Marocco, dalla Spagna alla Francia, dalla Romania all’Albania, dai Balcani alla Turchia). Un percorso che è già iniziato e che, come il primo, ha ricevuto una risposta e un’accoglienza entusiasta con l’adesione non solo di istituzioni, organizzazioni, gruppi,ma anche di migliaia di singoli cittadini che vedono nel riconoscere,mettere a sistema e trasmettere il “locale” – là dove si trovino le energie vive della comunità –, la possibilità di partecipare in prima persona alla politica culturale e sociale del nostro paese.

Proprio loro, i “volontari della rete”, rappresentano ormai sul tutto il territorio italiano, una realtà portatrice di una diversa concezione di formazione culturale, là dove la cultura diviene un fatto quotidiano e con radici ben conosciute, che non si accontentano della politica dell’evento, in quanto “prodotto di consumo”.

La vivacità del progetto, che ha la partecipazione di Regioni, Province, Comuni e altri enti locali, resta nel sentimento comune di migliaia di giovani e meno giovani, nelle loro proposte, nella voglia d’incontrare alcuni dei Testimoni della Cultura Popolare e iniziare un percorso di trasmissione dei saperi che ricevono in eredità.

Non solo, ma dal 2009 la Rete ha incontrato oltre trenta comunità di “nuove migrazioni” che oltre a costituire una presenza attiva nelle nostre realtà territoriali, sono portatrici di una tradizione orale di inestimabile valore che, nel confronto e nel dialogo, sta costruendo la ricchezza di una nuova, antica comunità.

Antonio Damasco
Direttore Rete Italiana di Cultura Popolare

IL CALENDARIO DEI RITI E DELLE FESTE

E’ possibile iscriversi alla Rete individualmente, per partecipare ad iniziative specifiche, o iscriversi come ente pubblico, mettendo in Rete un patrimonio culturale del proprio territorio.

Gli enti pubblici che decidono di iscriversi con un semplice patrocinio potranno co-progettare attività di valorizzazione condivisa dei patrimoni, partecipare alle attività di formazione annuali dedicate agli iscritti e proporre progetti performativi che saranno inseriti in alcuni progetti di rilevanza nazionale ed internazionale, partecipare alle iniziative organizzate dalla Rete Italiana di Cultura Popolare, diventando un attivo operatore per la tutela, valorizzazione, innovazione e ricerca delle tradizioni popolari.

I Patrimoni messi in rete vengono organizzati e comunicati grazie ad calendario rituale annuale contemporaneo, un sistema per suddividere, calcolare e dare un nome ai vari periodi di tempo dell’anno che tiene conto della complessità sociale, inserendo nella sua suddivisione temporale anche il tempo della festa e del lavoro. E’ un tempo scandito dallo scorrere delle stagioni, ciclico, quantitativo, etnico che descrive un tessuto rituale in costante rinnovamento.

La suddivisione è stata organizzata consultando il Comitato Scientifico e permette, oltre allo sviluppo di un sistema comunicativo efficace e pianificato, la possibilità di creare interconnessioni e successive progettualità tra ritualità simili presenti in diversi territori, confrontare le festività, mettere in rete conoscenze ed energie, creando il primo sistema organizzativo, progettuale e promozionale connesso alle ritualità italiane.

 

Metti QUI in Rete un Patrimonio Culturale del tuo territorio ed entra nel Calendario

 

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