IL DIAVOLO DI TUFARA
La maschera di Tufara è tra quelle che conservano le antiche caratteristiche, da cui traggono origine. Anche se il suo significato primitivo si è in parte perduto, essa rappresentava, un tempo la passione e morte di Dioniso, Dio della vegetazione, che ogni anno moriva e rinasceva e cui feste si celebravano in quasi tutte le antiche società agrarie. Il diavolo, che indossa sette pelli di capra, forma animale nella quale più di frequente il dio si manifestava. La rappresentazione della sua passione, che in tempi lontani era una cerimonia sacra, in periodo cristiano venne banalizzata a semplice maschera carnevalesca, aggiungendovi una serie di figure stratificatesi nel tempo. Il diavolo, trattenuto in vita con catene dai Folletti, i suoi guardiani, gira per le strade del paese, saltella, cade a terra, si rotola, si rialza, corre, cercando di sedurre chi incontra per iniziarli ai suoi misteri. Le maschere della Morte, vestite di bianco con il volto impiastricciato di farina, che precedono di qualche metro il diavolo, starebbero a simboleggiare la purificazione attraverso la morte. Se il seme muore e con la morte nel terreno, è purificato, la primavera lo restituirà in raccolto. Il roteare delle falci, il gesto stesso del falciare che la Morte compie, indicherebbe il momento del raccolto; queste due maschere compiono anche una funzione coreografica attraverso salti e grida. La pantomima di Tufara si differenzia da altre simili, in quanto la figura del capro-espiatorio è qui presentata in un duplice aspetto: non solo la si intravede tra il corpo irsuto e le pieghe della maschera del diavolo, ma anche tra la paglia e la tela del pupazzo simulacro, identificato con il carnevale, da scaraventare tra le zolle di terra dall’alto di un precipizio.
Con il patrocinio del Comune di Tufara
Info: www.ildiavolotufara.it/
Riepilogo date
- Martedì 1 Marzo 2022