I carnevali offrono una particolare stratificazione di maschere e riti, alcuni antichissimi, dove reminescenze pagane e cultura cristiana si mescolano nei giorni in cui l’ordine sociale viene rovesciato e le paure più profonde esorcizzate, un rito di fertilità o ancor più strettamente un antica interpretazione tramite la quale si entrava in contatto quanto più possibile con lo spirito animale per propiziare una caccia cospicua.
L'immagine che si evince non è altro che la paura del diverso o di quella parte di sé libera e selvaggia occultata e rimossa dall'individuo o dalla comunità per buona pace di tutti e di un dio pagano piegato dalla religione cristiana o di Dioniso che "ucciso" si fa seme e frumento.
La morte del carnevale e l’avvento della Quaresima altro non vogliono essere che l’auspicio legato al rinnovarsi delle stagioni, all’arrivo della primavera, alla ripesa del ciclo agrario e alla speranza di raccolti proficui. La simbologia dell’orso, la maschera zoomorfa più diffusa nelle regioni italiane e variamente presente nei carnevali delle aree montane, è legata al periodo della Candelora ed il risveglio dell’animale dal lungo letargo invernale veniva anticamente interpretato come indice rivelatore e propiziatorio. L’Orso della Candelora quando esce dal suo letargo osserva il cielo. Se lo avrà visto chiaro tornerà nel suo giaciglio a dormire per quaranta giorni perché tanto ancora durerà l’inverno. Se invece il cielo sarà scuro, il selvatico darà inizio alla primavera e al Carnevale con la sua danza: il ballo dell’orso.
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