La Festa della Beata Giovanna e il Corteo Storico
A Signa Giovanna, eremita e vergine vissuta tra la fine del ‘200 e gli inizi del ‘300, è ancora oggi semplicemente e familiarmente indicata come “la Beata”, e la festa “della Beata” è uno dei momenti religiosi più importanti dell’anno.
La più antica biografia della Beata è databile tra il 1383 e il 1396, il Beatae Johannae et miracula. Il manoscritto è piuttosto avaro di notizie, e dopo una breve premessa sul luogo di nascita della Beata nei pressi del Castello di Signa, introduce subito il primo prodigio avvenuto quando Giovanna ancora fanciulletta pascolava le pecore e i buoi e, nel mezzo di una improvvisa bufera di pioggia, su Giovanna e i pastori raccolti intorno a lei, non cadde neppure una goccia d’acqua. Subito dopo questo episodio lo scrittore trecentesco narra come Giovanna, ancor giovane, scelse la vita eremitica chiudendosi in un romitorio. In questo luogo di clausura, identificato col luogo dove sorse poi un piccolo oratorio chiamato “il Beatino”, Giovanna visse parecchi anni operando miracolose guarigioni ai devoti che si recavano da lei. Eventi prodigiosi si verificarono anche dopo la sua morte a beneficio di chi implorava grazie davanti al suo sepolcro.
Molto probabilmente la vita della Beata e la nascita del suo culto sono strettamente collegate alle ripetute ondate di peste che travagliarono tutto il XIV secolo, basti ricordare a conferma di questa ipotesi che le feste in onore della Beata cominciarono fin dal 1383.
Nel corso di questi festeggiamenti, il lunedì di Pasqua, nei quali si commemorava e tuttora si commemora l’anno della prima traslazione o per meglio dire elevazione delle sue reliquie, una folta processione di fedeli, devoti e religiosi rievoca con un corteo composto da circa 400 figuranti, l’annuale processione in onore della Beata.
A promuovere la manifestazione è la Venerabile Compagnia del Santissimo Sacramento e dello Spirito Santo e il Corteo Storico di Signa. Essa si svolge seguendo un’antica tradizione: i protagonisti del corteo sono i quattro Popoli in cui era suddivisa Signa nel Medioevo - Santa Maria in Castello, San Miniato, San Giovanni e San Lorenzo – e al termine della sfilata essi ricevono la benedizione da parte del pievano di Signa, in nome della Beata.
In passato tutte le pievi, o parrocchie vicine, partecipavano alla cerimonia mandando ognuna i propri “angiolini” su di un ciuchino - cioè dei bambini molto piccoli - recanti in mano un passerotto che poi veniva liberato nella Pieve di San Giovanni, assolvendo così ad una funzione di predizione per l’annata.
La presenza degli angiolini e dei passerotti ricorda due miracoli attribuiti alla Beata, quello della resurrezione di un bimbo e della guarigione di un passerotto.