Il gioco è partecipazione, nel gioco si dimenticano ruoli sociali, lingue e provenienze, quel che conta è giocare. Quest’anno dedichiamo un’intera via al dialogo tra i giochi della tradizione e le nuove forme di socializzazione tecnologica, via Cesare battisti, nel cuore del centro storico di Torino, perché i saperi passano attraverso le esperienze e che c’è di più serio del gioco?

Dopo anni di incontri con le storie legate ai calendari rituali delle regioni d’Italia, dei paesi di origine delle comunità migranti, di confronto con i piatti delle feste piemontesi, Op 2011 presenta il progetto “Indovina chi viene a cena”, portandoci nelle case di chi ha aderito a questa nuova antica comunità del cibo . Durante il Festival in piazza Carlo Alberto si incontreranno anche storie e cibi dei piccoli comuni d’Italia.

OP è anche spettacolo, uno spettacolo che parla dei progetti socio-culturali che abbiamo promosso in questi anni: L’incontro artistico con altri mondi, reti di comuni che sposano progetti di sistema, ricerche che diventano libri e invenzioni artistiche. Gli artisti sono necessari al lavoro della Rete, perché sono proprio loro che dopo aver incrociato i “patrimoni viventi” diventano, con la loro re-invenzione, “portatori sani” della cultura popolare, suoni, parole, danze di una festa, che trasforma il tradizionale spazio scenico in racconto, musica o “cerchio magico”.

Presentazione di percorsi culturali, libri, progetti, testimonianze e nuove  idee che i soggetti della Rete hanno sviluppato durante quest’anno. Gli incontri vertono su tutti i possibili progetti che vengono sottoposti all’attenzione degli studiosi presenti, del Comitato Scientifico, delle Istituzioni e dei volontari che stanno occupandosi delle future azioni della “Rete” in Italia.

Sono uno degli strumenti ideati dalla “Rete” per rendere possibile la trasmissione dei saperi alle nuove generazioni. Saperi riconosciuti ai “Testimoni della Cultura Popolare” invitati ad essere docenti di una vera e propria “Università ambulante”.

Incontri/studio in piazza con operatori, ricercatori o personalità che hanno lavorato con rigore sui temi che la “Rete” sviluppa da anni: trasmissione dei saperi, oralità, integrazione, gioco, rito e festa, storie che acquistano forza quando passano “da bocca a orecchio”, e segnano indirizzi operativi per chiunque vorrà lavorare insieme.

Il passaggio dei saperi è un luogo fisico in cui camminare, un percorso fatto di laboratori pratici, esperienze in prima persona per incontrare alcune persone che in questi anni di ricerca sul territorio sono diventati punti di riferimento nella salvaguardia e valorizzazione della tradizione.