Tullio De Mauro non è più tra noi, ma con l'umiltà e la lungimiranza che hanno solo i Maestri inconsapevoli ci ha affidato il più importante testamento, il suo lavoro di ricerca e di raccolta di oltre sessant'anni.

 

Così come i grandi intellettuali del passato, anch'egli ha studiato la lingua del popolo per raccontare al popolo un paese in profondo mutamento, cercando legami, vicinanza, libri da calare nella realtà e realtà in dialogo con i libri.

La Rete Italiana di Cultura Popolare ha beneficiato della sua donazione e della sua presenza in quanto Presidente onorario. Adesso la responsabilità di questo passaggio di Testimone sarà più difficile da continuare, ma sappiamo che Tullio aveva amici ed estimatori. 

Ci rivolgiamo a voi, enti, scuole, associazioni e singole persone, a chiunque voglia continuare quel progetto di valorizzazione che avevamo iniziato con il professore.

Chiunque voglia unirsi a noi ci scriva su info@reteitalianaculturapopolare.org, risponderemo a tutti a nome del Fondo De Mauro.

 

"Caro Antonio, mi pare che la lettera vada molto  bene. Te la rispedisco con tre quattro proposte di emendamento in neretto e la richiesta di metter ordine in un periodo un po' troppo contorto". 

Con affetto
Tullio

Questa era una delle centinaia di mail che ci siamo scambiati io e il Professore Tullio De Mauro in questi cinque anni di frequentazione. Dove la naturale propensione all'insegnamento non è mai venuto meno, sempre nel più alto rispetto del suo interlocutore.

Lo conobbi nella primavera del 2011, dove mi concesse una video intervista da proiettare durante gli Stati Generali della Cultura Popolare che si sarebbero svolti a Torino. Inizia così una collaborazione che si tramuta presto in complicità e per me l'occasione di dialogare con uno degli ultimi maestri della cultura italiana. Sua fu l'idea di costituire un Fondo del patrimonio librario dedicato alle culture locali, sulle orme di Antonio Gramsci,  alla letteratura e alla poesia dialettale, fino alle lingue di minoranza. Quella cultura che era stata relegata a un ruolo meno importante, una cultura "bassa", lì dove, continuava a ripetere, la radice della parola cultura deriva da "coltura": la cultura è il sapere inteso in tutte le sue forme artigianali, agricole e di costume, fino a quelle delle belle lettere. Ma con eguale dignità, dato che esse nella loro completezza regolano i modi in cui gli uomini interagiscono all'interno di una società. 

La collaborazione oltre il sostegno con la Fondazione CRT permisero alla Rete Italiana di Cultura Popolare di fare nascere il Fondo Tullio De Mauro, che oggi è una realtà con sede a Torino ma di interesse internazionale. Il lavoro di catalogazione e digitalizzazione di oltre 10.000 volumi del patrimonio personale del professore, fra cui alcune preziose e introvabili edizioni, da una Gerusalemme liberata del napoletano del 1600, fino alle divine commedie nelle diverse parlate o dialetto italiani, sta per essere messo a disposizione gratuitamente di tutte le scuole di ogni ordine e grado del paese.

Dal 2015 inoltre la Rete Italiana di Cultura Popolare, beneficiaria della donazione da parte del Professore, viene inserita nel percorso di nascita e sviluppo di un nuovo centro culturale, il Polo del ’900, voluto dalla Regione Piemonte, dalla Città di Torino e dalla Compagnia di San Paolo.

Il Fondo De Mauro inizia così un confronto con altri Istituti culturali cittadini e nazionali.

In questo ultimo periodo poi stavamo lavorando ad una nuova impresa: per tre anni siamo stati nei luoghi in cui Pier Paolo Pasolini aveva voluto girare "Comizi d'Amore", piazze, teatri e abitazioni private per fare le medesime domande del poeta, più alcune che Tullio aveva voluto aggiungere, perché diceva che oggi Pier Paolo avrebbe domandato molto altro. Purtroppo questa pubblicazione sarà postuma e molta della responsabilità è da imputare alla mia pigrizia, ma sarà una delle prossime azioni che m'impegnerò a fare diventare realtà insieme agli amici di sempre. Così come un futuro progetto su Don Lorenzo Milani, altro punto di riferimento nei nostri dialoghi nel salotto e tra i libri di Tullio. 

Comizi d'amore diventerà una pubblicazione a oltre 50 anni da quelle di Pasolini, restituendoci uno sguardo sul nostro paese e purtroppo un'ultima testimonianza dell'intellettuale che ha attraversato tutto il '900, fino ai ieri, parlando con Sciascia, Pasolini, Buttitta e rispondendo personalmente alle migliaia di poeti locali che chiedevano un suo parere. L'intervento di Tullio in questo lavoro non sarà solo una riflessione, un ricordo e alcuni pensieri che forse era l'unico depositario ad avere, ma la continuazione di un dialogo che passava dai più importanti avvenimenti storici e contemporanei fino alle battute telefoniche che facevamo nella nostra lingua madre, il napoletano.

 

Antonio Damasco