La tradizione dei “maggi” in Italia
Il termine Maggio indica due diversi tipi di tradizione del’Italia centrale. Il Maggio lirico, detto anche Maggiolata è un canto di questua che annuncia l’arrivo del Maggio e della primavera e si svolge la notte del 30 Aprile, la compagnia dei maggerini usa cappelli fioriti e canta dei versi casa per casa, e riceve in dono alimenti o soldi per fare una festa finale. In Toscana la compagnia è costituita da un poeta improvvisatore che saluta e chiede il permesso in versi per entrare nelle case, da un coro, talora una fisarmonica e altri strumenti musicali. Questo canto di questua era diffuso in tutta l’Europa in varie scadenze del calendario, in Piemonte corrisponde col ‘canto delle uova’.
Il Maggio epico o drammatico è una rappresentazione di teatro popolare cantato, diffusa in Toscana e in Emilia, nelle aree appenniniche, si svolge all’aperto in provincia di Lucca, di Massa, di Modena, di Reggio Emilia, ma in teatro a Buti in provincia di Pisa. Simile anche al Bruscello della zone senese. In genere d’estate, legandosi al ritorno degli emigranti. I temi messi in scena sono legati al ciclo carolingio o arturiano, a temi anche della letteratura (in specie Ariosto). Si basa su un copione scritto d’autore popolare, e la messa in scena avviene attraverso due campi opposti (spesso quello cristiano e quello musulmano) tra i quali avvengono duelli e si sviluppano storie, intrighi, amori. I protagonisti sono dilettanti, legati a comunità di paese, con vestiti di scena fatti da sé. E’ stata rilevata l’ eccezionalità di questa forma d’arte popolare che connette oralità e scrittura, che induce alla memorizzazione di opere dell’epica antica e moderna, mondo dei contadini e dei montanari e tradizioni colte di epica. Nell’Ottocento e nel Novecento molti autori dei tsti scritti sono stati pastori, contadini, gente comune.
Prof. Pietro Clemente, Professore ordinario (Discipline demoetnoantropologiche) Dipartimento di Storia delle Arti e dello Spettacolo e Membro del Comitato Scientifico della Rete Italiana di Cultura Popolare
Il “maggio” di Bajo Dora
A Bajo Dora lo spirito è sempre stato quello della Festa di Comunità: non piccoli gruppi che intrattengono la collettività ma tutta la comunità che fa festa insieme, nelle vie, nelle piazze ma anche nei cortili privati che si aprono a tutti: amici, nuovi ospiti e semplici curiosi. E si canta, tutti insieme i convenuti partecipano. Non esiste divisione tra chi canta e chi assiste. E così non sono necessarie pubblicità o inviti perché tutti sono sia protagonisti che spettatori.
Bajo Dora 1982 – 2010 “A gnir cantar cun gnet”
A venir cantar con noi.
Questo era l’invito che si poteva leggere sul primo ed unico manifesto che è stato fatto il 1° maggio 1982 per annunciare l’istituzione di questa festa annuale ideata dal Coro Bajolese e dal Centro Etnologico Canavesano. Negli anni successivi non è stato necessario stampare manifesti ma è bastato il passa parola delle persone che hanno partecipato cantando, suonando, ballando o semplicemente ascoltando e facendosi coinvolgere in questa festa popolare così spontanea. L’invito proseguiva dicendo: potete venire da soli o in gruppo, con o senza divisa, con o senza accompagnamento strumentale, con o senza coreografie danzate. Importante è venire a cantare nelle piazze, nelle strade, nei cortili, nelle case, nelle cantine e in ogni altro luogo offerto dall’ospitalità della Gente di Bajo Dora. Coloro che verranno devono essere logisticamente indipendenti, autosufficienti, provvisti di notevoli capacità di adattamento e di tanta fiducia nell’ospitalità locale. Non c’è un programma stabilito ma solo questa traccia: ritrovo nella serata del 30 aprile per PIANTARE ËL MÈ (piantare l’albero del maggio sulla piazza del paese); la serata prosegue poi nel salone del Coro Bajolese in via dei Ribelli 19 con uno o piu’ gruppi ospiti. Il 1° di maggio ritrovo in mattinata ai piedi dell’albero; canti, suoni, danze, divagazioni gastronomiche improvvisate per le vie, le piazze, i cortili del paese.
Quest’anno siamo alla 29ª edizione ma lo spirito della festa è rimasto immutato. Ancora oggi non esiste un programma, non si sa esattamente chi verrà a cantare , a suonare e dove si fermerà anche se sono molti gli amici che non mancano mai. I cori si muovono per il paese fermandosi nei cortili dove gli offrono da bere; lo stesso per i suonatori. Quelli però che hanno un repertorio da ballo si fermano in qualche piazza dove c’è un po’ di spazio per i ballerini. Chi li vuole ascoltare deve andarseli a cercare seguendo dei canti e dei suoni che giungono da qualche portone o da qualche viuzza.In passato, quando in paese c’era una delle poche feste che una vita contadina di fatica e di stenti poteva concedere ( una priorata, i coscritti, un matrimonio) il forestiero di passaggio veniva invitato anche lui a partecipare ai festeggiamenti.
Ecco, dopo tanti anni, la festa del 1° Maggio Cantato vuol continuare a far rivivere questa antica ospitalità della Gente di Bajo Dora e la semplicità di una festa dove basta la voglia di cantare, di suonare , di ballare, di ritrovarsi per stare bene insieme.
La pianta del maggio ha luogo il 30 aprile di ogni anno, con l'aiuto dell’ Amministrazione Comunale di Borgofranco d'Ivrea (To) e di altre associazioni bajolesi, la festa prosegue anche il 1 maggio.
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La puntata è andata in onda mercoledì 30 aprile 2014.
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