In questo elegante volume illustrato, Valerio Marucci raccoglie il corpus dei sonetti romaneschi, così come ci sono pervenuti grazie al lavoro di raccoglitori del passato, filologi, poeti, studiosi delle tradizioni romane.
Il corpus risulta relativamente esiguo: la grande disponibilità dello stornello, di impianto quasi sempre fisso, lascia pensare che ne sia circolato un numero nettamente maggiore, dal momento che non era difficile adattare lo schema fisso dello stornello alle diverse situazioni personalizzando così i temi trattati. Gli autori degli stornelli sono inevitabilmente anonimi (noto è solo il celebre Sor Capanna che cantava ancora nel Novecento). Seppure ignoti, gli stornellatori hanno un'indubbia provenienza, una matrice socio-culturale inconfondibile: essi non attingono dal repertorio classico della poesia amorosa, ma inseriscono nei canti elementi della cultura popolare e talvolta citano avvenimenti di cronaca locale, anche politica.
Nella sua Introduzione Marucci ricorda che a Goethe, in visita a Roma, gli stornelli non piacquero, anche perché non ne capiva le parole, proprio ciò che rende lo stornello (accompagnato in genere da una musica di non grande presa) un genere di intrattenimento spiritoso e sagace.
L’antologia di stornelli romaneschi è accompagnata da un ampio apparato di Note ai testi, dalla Nota bibliografica e dagli Indici.