Il lavoro di Antonino Uccello, frutto di anni di paziente ricerca e indagine, rappresenta il salvataggio di un prezioso patrimonio orale attraverso il quale è possibile attingere alle fonti più genuine della cultura e della storia siciliane.
In questi canti di mafia e prigione, infatti, risuonano la violenza e il dolore di una terra tormentata e si esprime in forma autentica il rapporto tra classi dominanti e subalterne, tra l’isola e lo stato: un rapporto che ha dato vita a una vera e propria “cultura di difesa” contrapposta a quella ufficiale.
I canti, ampiamente commentati e accompagnati dalla traduzione italiana, sono preceduti dal saggio introduttivo di Luigi M. Lombardi Satriani.