indovina bluIndovina chi viene a cena - I racconti dei partecipanti 2012/2013

 

 

 

Indovina chi viene a cena?

Notizie dalle città...

 

indovina solo-cucchiai

torino 27 10

Torino, città natale del progetto, prosegue il suo percorso di cene nelle case delle famiglie migranti che hanno aderito. Tra i partecipanti molti coloro che stanno seguendo gli appuntamenti dall'inizio, a dimostrazione del fatto che il progetto crea un circuito di relazioni tra le persone.

"Entri una casa modesta della periferia torinese e non ti immagini che ad aprire la porta, dietro a un sorriso coinvolgente e a un’abbondante presenza, si nasconde una storia degna di un libro di Isabel Allende. Ana Ponce è peruviana, da dieci anni vive a Torino, impegnata in tantissime attività: è presidente di un’associazione, organizza corsi di danza e teatro per bambini, mostre di presepi, e di chissà cos’altro, insegna a titolo volontario per non abbandonare la passione e il lavoro di una vita (Ana era docente universitaria).  Ana fa parte anche della Rete di Cultura Popolare che organizza l’iniziativa “indovina chi viene a cena”: famiglie straniere aprono le loro porte per una cena alla scoperta di radici, culture e cucine diverse. E’ così che la conosco e gusto per la prima volta cibo tipico peruviano. Nei piatti e nelle pietanze ti sembra di rivedere le coltivazioni di riso, di granoturco nero, di patate che sono i protagonisti della tavola. Ana è una pasionaria della vita, racconta il suo passato tra il silenzio per la fascinazione e le bocche piene: un passato fatto di frequentazioni dell’elite intellettuale latino-americana in università, di un golpe che la costringe a trasferirsi in Ecuador, di una dittatura e dei suoi mitra puntati in faccia, della cacciata per via della sua nazionalità. E ti viene da chiederti quante volte passeggiando per Torino hai incrociato senza saperlo il volto di una vita altrettanto ricca e profonda, custode di storie inimmaginabili.

Come antipasto serve a me e agli altri 7 commensali – 5 ospiti, la figlia quindicenne Francesca e la mamma, la vera stratega della cena (il papà è già a letto non abituato alle temperature fredde di questi giorni) – uno sformato di patate con tonno cipolla avocado, a seguire due tipi di riso diverso, uno col mais, l’altro con letto di patate e pollo (la ricetta originale vorrebbe la gallina “doppiopetto” peruviana, ma quelle italiane son troppo smilze e poco saporite), un dolce ricavato dal mais nero, con cannella. A scriverlo si fa in fretta, a mangiare molto meno. Le porzioni son abbondanti e il cibo così sostanzioso da non lasciare spazio. Non c’è imbarazzo neanche per un attimo, dall’ingresso in casa fino ai saluti; ti sembra di esser a casa di amici. Una bellissima esperienza". Silvia

"Non sapevo cosa aspettarmi da questa serata, forse perché non conoscevo le modalità di questa cena particolare; non riuscivo ad immaginare chi avrebbe potuto aprirmi la porta e chi sarebbero stati gli altri commensali.
Una volta arrivata a destinazione, suono il campanello ‘Patraucean’ e una flebile vocina mi dice di salire al quarto piano. Ecco, finalmente la porta si apre e incontro Oana, ragazza rumena di 34 anni, che mi dà il benvenuto. Poco più in là scorgo altre facce nuove, i miei "compagni di cena", una giovane coppia con la loro figlioletta.
Fatte le presentazioni ci accomodiamo a tavola, apparecchiata con cura. La cena sarà a base di panna e funghi, ci dice Oana. Ottimo!
Ma prima del cibo, come vuole la tradizione rumena, dobbiamo bere un bicchierino di grappa alle prugne, per dare il via alla cena. Tutto d'un fiato e si comincia.
Oana ci serve un'ottima minestra (la Ciorba) a base di panna, carne, verdure ed erbette, il tutto accompagnato da un vino rosso, italiano, non rumeno, in quanto quello del suo paese non è tanto buono, da quel che ci dice.
Oana si dà molto da fare in cucina, ma tra una faccenda e l'altra, aiutata dalla piccola Sara, ci racconta qualcosa di lei, del suo lavoro in Italia e della sua vita in Romania.
Procediamo con un secondo, di cui aimé non ricordo il nome: funghi con salsa di panna, verdure ed erbette accompagnati da polenta...che squisitezza!
Con la pancia quasi piena non possiamo certo dire di no al dolce. Oana si mette all'opera per prepararci le crepes che noi farciamo con miele e marmellata di rose!Una crepes, due crepes...posso dire di essere sazia, ma é avanzata della pastella quindi una terza crepes è d'obbligo. La pancia adesso è davvero piena e noi siamo tutti soddisfatti!
L'atmosfera è piacevole, così come le chiacchiere. Il tempo è volato ed è ora di tornare a casa!
Conservo un bel ricordo di questa cena e di Oana che, con assoluta semplicità, ci ha fatto conoscere una parte di sé, del suo paese, del suo cibo…un arricchimento culturale non indifferente e del tutto naturale!
In macchina, percorrendo la strada verso casa, ripenso a questo e mi chiedo quando sarà la prossima occasione di conoscere nuova gente ed una nuova cucina, con la speranza di riuscire a diffondere l’iniziativa tra amici e conoscenti per coinvolgere anche loro in questa cena misteriosa. ;-)"  Letizia

indovina solo-cucchiai

roma 27 10

A Roma il 27 ottobre è avvenuta la cena di lancio al circolo Capoprati. Tutti esauriti i posti disponibili e grande entusiasmo dei presenti. L'appuntamento di Roma, oltre a lanciare il progetto in città è stato anche la sede della trasmissione in diretta su Tradiradio, la web radio della Rete, che in un carosello di musiche tradizionali e collegamenti telefonici ha steso un ponte ideale tra tutte le città coinvolte.

"La cucina moldava.... Una piacevole sorpresa!!! La gente moldava...squisita!!" Silvia

"Mi associo a Silvia, bellissima esperienza, moldavi persone calorose e aperte, grande senso dell'ospitalità, ci hanno cucinato cose buonissime e che nonostante le mie molteplici peregrinazioni nel mondo non avevo mai assaggiato." Monica

"Si tratta di un'iniziativa estremamente interessante in quanto ricca di molteplici aspetti. Innanzitutto: il rapporto umano. I presupposti erano insiti nell'iniziativa stessa (ovviamente l'interesse nell'iniziativa, per me, era 'incontrare' le persone che mi ospitavano), ma il luogo dell'incontro - la loro casa - e l'occasione - la cena - hanno favorito il contatto tra due realtà che forse sino a quel momento si erano solo sfiorate. Nel caso specifico, poi, il loro splendido bambino è riuscito - in un modo che solo i bambini possono -laddove gli altri elementi ancora stentavano: rompere immediatamente il ghiaccio, far svanire un imbarazzo latente che avrebbe richiesto certamente del tempo per essere sciolto. Scherzando e giocando con il bimbo (Anan?) ho sentito che la dicotomia italiano-immigrato non esiste né per lui né per me, è un'aberrazione delle relazioni tra adulti. Il nostro Paese è per entrambi l'Italia, nella stessa misura in cui il suo piatto preferito 'tipico italiano sono le patatine fritte ed il suo piatto preferito 'tipico del Bangladesh' sono sempre le patatine fritte' ..... inutile negare, che anche per me è così, solo che, a differenza di Anan non oso dirlo! Interessante è stato incontrare gli altri partecipanti, chissà come sarebbe diversa una nostra discussione insieme sull'argomento 'immigrazione' dopo aver condiviso questa esperienza. Ottimi i piatti prelibati che la signora ha preparato per noi, laddove i limiti linguistici ci ostacolavano il tempo che ci ha dedicato cucinando (non oso immaginare quanto!!) e la sua bravura nella preparazione delle pietanze ci hanno senz'altro fatto andare oltre. Una cosa mi dispiace, averli tempestati di domande, non è attraverso queste che sia arriva alla conoscenza... spero mi perdoneranno, ma forse era necessario. La prossima volta non lo sarebbe più. Da questa serata ho capito che: non siamo noi che accogliamo gli immigrati in Italia, sono loro che raccontandoci della loro realtà in Italia ci restituiscono il 'nostro Paese' in una luce nuova, vera, lontana anni luce da cliché, preconcetti e presupposte (e quanto mai infondate) 'verità' di cui ci sentiamo possessori solo perché i media ce le hanno propinate e noi ce le siamo prese. Sono loro che, aprendoci gli occhi, consentono a noi 'italiani con cittadinanza', di entrare nell'Italia vera, quella che non vogliamo vedere perché non ci fa comodo e che non osiamo conoscere perché, alla fine dei conti, siamo proprio noi che l'abbiamo fatta così. Quindi li ringrazio enormemente, perché nell'arco di una serata, con la loro splendida ed onesta ospitalità, non solo mi hanno portato a conoscenza di una realtà nuova, ma hanno cambiato il mio modo (schematico, sintetico, semplicistico) di approcciare alle cose: la legge non è una legge se poi, malgrado le buone intenzioni (il che è comunque da dimostrare!), non raggiunge l'obiettivo che l'aveva originata, una società non è una società se ostacola in tutti i modi chi finge di integrare, un'opinione sulla questione 'immigrazione' non è un'opinione se non è supportata quanto meno da un tentativo di conoscenza. Consiglio a tutti di aderire a questa iniziativa e mi auguro fortemente che possa essere utile ed interessante anche per le famiglie ospitanti.... magari scoprono che 'noi italiani' non siamo poi così restii nei confronti degli immigrati, siamo solo ignoranti". Ada

"La Rete Italiana di Cultura Popolare a volte ti fa sentire bizzarro. Ti ritrovi a parlare di inviti a casa di famiglie che non conosci, di poeti improvvisatori che duettano con i rapper del momento, di economie partecipate, di integrazione…Parli con entusiasmo, gesticoli, ti animi…poi ti accorgi che qualcuno ti guarda chiedendoti come sia possibile, ad esempio, condividere una cena con un estraneo, e allora ti fermi a pensare. Pensi e ripensi, e alla fine capisci che hanno ragione loro a far quella faccia. Se fino ad un anno fa mi avessero parlato dell’idea di “Indovina chi viene a cena?” sarei rimasta anch’io stupita, in effetti. Ma se non ci fossero stati loro, Antonio, Alice, Gabriella, Paola, Vittoria, a parlarmi di tutto ciò in quella prima giornata torinese dello scorso Febbraio? Il loro entusiasmo e l’energia contagiosa hanno portato anche me in questa grande Rete e oggi sono io a parlare ad altri di queste "strane cene", e di tutto il resto. Finalmente “Indovina”, grazie a Massimo Zio, è arrivato anche a Roma, e da qui tutto è più vicino e più facile, anche coinvolgere gli amici di sempre. Il 13 Dicembre partiamo da Pontinia, il mio paese, in tre: io e i miei due cavalieri (uno è lo sventurato che mi sopporta, il secondo un grande amico). Siamo entusiasti, curiosi, chiacchieriamo e nel frattempo ripassiamo qualche nozione di base sul Perù (almeno la capitale e la forma di governo, come alle scuole medie!!!). Appena entrati in casa siamo accolti da Sandra, suo marito, il fratello e la cognata. La serata decolla fra risate e del buon cibo: di ogni pietanza ci viene detto il nome (che proviamo goffamente a ripetere) e la preparazione. Ricordi, emozioni, considerazioni sulla crisi di oggi, sulla vita in Perù, sui fratelli rimasti lì e su quelli partiti si intrecciano lungo una tavola splendidamente imbandita con i colori del Natale.  Arriva la chiamata di TradiRadio: è emozionante sentirsi connessi a tutte le case d’Italia che, nello stesso momento, fanno accendere le luci della convidisione. Senza accorgersene si è fatta l’una: ci salutiamo, senza troppa voglia di andar via e ringraziandoci a vicenda per la bella occasione di scambio che ci siamo regalati. Appena rientrati in macchina continuiamo a chiacchierare del Perù, della sua storia che non conoscevamo, della sua gente che con difficoltà ora chiamiamo “stranieri”. Ora usiamo i nomi propri.

Torniamo a casa e ci confidiamo che in fondo, questa “strana” cena, che a raccontarla sembra così bizzarra, è stato il modo migliore per accogliere l’arrivo di quel Natale che, per cristiani e atei, è sempre occasione di riflessioni sul senso dell’unione e della solidarietà." Donatella

"Tornata ora dalla cena; splendida serata e ottima cena! Era la prima volta che partecipavo ad una cosa del genere, sono veramente contenta di aver aderito... La famiglia e' stata super accogliente, Sandra meravigliosa, e il ragazzino carinissimo, mi ha aperto il cuore quando ci ha chiesto se poteva farci vedere un breve video, trovato in internet sulle " meraviglie del suo paese". Grazie per avermi dato la possibilità di fare questo mini viaggio nel Perù piu' vero!!!:))" Elisabetta

"Mi amiga y sus parientes quedaron muy contentos y sobretodo los perjuicicios que tenian se anularon completamente! Creeme es la mejor cosa de estas cenas" (traduzione: La mia amica e la sua famiglia sono rimasti molto contenti, ma innanzitutto sono scomparsi completamente i pregiudizi che avevano! Credimi questa è la cosa più bella di queste cene." Sandra

"Ancora una volta grazie! Grazie per aver dato quest' opportunità di confronto con altre culture, che da sola di certo non avrei avuto. Troppe volte siamo indifferenti a ciò che ci circonda e diffidenti nei confronti di chi non conosciamo. Queste cene sono anche cibo per il cuore, per la mente e per l' anima, sono spunti di riflessione per la vita di ogni giorno. La cena e' stata fantastica, il cibo ogni volta ha una bontà incomparabile, evidentemente e' l amore per il paese lontano che si palesa in ogni portata!" Elisabetta

 

"Il cibo, qui come in tutto il mondo, è il centro intorno al quale è facile ritrovarsi.Un’ esigenza nel tempo si è trasformata in una semplice occasione per creare rapporti umani, tra famiglie e persone.
 
La tavola come un luogo sociale quindi, intorno alla quale condividere idee ed esperienze.
 
Per questo  “INDOVINA CHI VIENE A CENA” è un’iniziativa tanto semplice quanto perfetta per superare stereotipi e pregiudizi. Per guardare oltre le cose, infatti, basterebbe trovare il coraggio di lasciarsi andare e aprirsi all’altro: del buon cibo e un bicchiere di vino sembra facilitare le cose.Unire due culture intorno a un tavolo ti rivela come infondo, in qualche modo, siamo tutti uguali.
 
Cosi essere curiosi e meno superficiali ti permette di guardare alla diversità non come a un demone ma come un’importante fonte di ricchezza.
 
Ho conosciuto persone meravigliose che mi hanno aperto la loro casa e il loro cuore nonostante fossi una perfetta estranea, ed è rincuorante che ci siano persone cosi speciali la fuori, in un mondo costretto alla diffidenza. Ed è uno schiaffo morale che questa predisposizione e apertura arrivi proprio da quella diversità cosi temuta.
 
Uscire fuori da sé e assorbire un pò dell’altro, credo sia l’unica cosa che ti faccia crescere davvero ed è quello che racconti, profumi e immagini di questa esperienza mi hanno permesso di fare. Una serata speciale con persone speciali che mi hanno regalato la cosa meno costosa al mondo, nonostante la si usi cosi poco (chi sa poi perché): il sorriso e con lui tutto il calore che si porta dietro.
 
Ah..e ovviamente una pancia pienamente soddisfatta.Dovrebbero farlo tutti." Giorgia

indovina solo-cucchiai

prato 27 10

A Prato, dopo il lancio di Giugno, il 27 ottobre è avvenuto il primo appuntamento nelle case delle famiglie.

"Per questa prima esperienza sono stato assegnato alla famiglia cinese. Tra le famiglie partecipanti- provenienti da Cina, Camerun e Senegal - probabilmente era quella che mi entusiasmava meno. Gente chiusa i cinesi. Poco propensi al dialogo. E poi il mangiare pesante che fa abbondante uso di fritture di tutti i tipi.... Invece il destino aveva fatto per me la scelta migliore. Se questa iniziativa ha l'obiettivo di scardinare i luoghi comuni e cancellare i preconcetti non potevo scegliere un'esperienza più gratificante!" Simone 

"Sono entusiasta della cena di ieri sera Mi e' arrivato tanto calore dalla famiglia (e dal peperoncino!) e mi sono sentita perfettamente a mio agio. E’ stato bello condividere dei buonissimi piatti tutti insieme in una piacevole atmosfera familiare.E' un' esperienza di arricchimento umano che da tempo volevo fare e mi ritengo fortunata di aver iniziato proprio da qui. Sono rimasta molto colpita dalla  spontaneità e ironia di Rachelle e condivido pienamente il suo pensiero ed anche quello del marito Théo: conoscerci,ascoltarci,comunicare per abbattere tanti pregiudizi e capire e  il pensiero altrui a volte uguale al proprio a volte diverso ma comunque da rispettare. Per quanto mi riguarda promuoverò senza dubbio questa iniziativa! Un abbraccio e a presto." Debora

"Alle 20.00 in punto sono di fronte al portone di Mei o, come le piace farsi chiamare, Giulia Lin. Rimango sorpresa subito dalla zona in cui abita. Si tratta di uno dei palazzi più antichi ed eleganti del centro storico di Prato. Aspetto che arrivino gli altri ospiti e tutti insieme saliamo al terzo piano ammirando stupefatti gli interni maestosi e allo stesso tempo decadenti del palazzo. Dopo averci salutato calorosamente, Giulia si precipita ai fornelli per terminare la preparazione della cena. I primi imbarazzi vengono subito abbandonati quando veniamo accolti da Luna, la figlia di sette anni di Giulia. Eccitata dalla nostra presenza, Luna incomincia a correre per tutta la casa, saltella, ci fa vedere i suoi giocattoli e per buona parte della cena sarà lei la protagonista della tavola. Come prima cosa Giulia ci spiega che la tradizione prevede che la cena si apra bevendo del thé caldo e mangiando noccioline, tutti intorno al tavolo. Dopo qualche minuto la padrona di casa inizia a servire ravioli ripieni di spinaci e carne. Nonostante i numerosi ristoranti cinesi frequentati da tutti noi, non avevamo mai assaggiato dei ravioli così leggeri e saporiti allo stesso tempo. Giulia vuole essere certa che tutti abbiano il piatto pieno e così per qualche minuto va e viene dai fornelli con nuove portate. Dopo averla "minacciata" affettuosamente per farla smettere di cucinare, riusciamo a convincerla a sedersi con noi e a rilassarsi un po'. Come secondo Giulia ha preparato il manzo al ciliegio, chiamato così per il colore rossastro dato dal sugo nel quale viene bollito. Affascinati dal colore intenso, assaggiamo curiosi e rimaniamo subito colpiti dall'incredibile morbidezza di questa carne. Immediatamente, le signore  sedute al tavolo cominciano a chiederle come avesse fatto a cucinare una carne così buona. Con molta pazienza Giulia ci spiega che si tratta di una preparazione molto lunga, che richiede tante ore di cottura a fuoco lento e una virtù sconosciuta alle nostre vite frenetiche, la pazienza. Una cosa che mi stupisce moltissimo è il rivelarci che tutti gli ingredienti di questa squisita cena erano stati acquistati in supermercati italiani, gli stessi dove andiamo noi, e dunque, continua, ciò che rende diverse le nostre cucine è solo il metodo con cui mettiamo insieme le materie prime. Da come parla capisco subito che adora cucinare, ed è molto fiera delle sue abilità, tanto che vuole subito spiegarci come fa gli spaghetti fatti in casa. Dopo un lungo scambio di opinioni e ricette, mi accorgo che Giulia vuole raccontarci della sua vita, delle sue esperienze. Le piace vivere a Prato, ormai è qui da tanti anni e sembra che si sia ambientata molto bene. Luna ha già iniziato la scuola elementare dove si trova molto bene. Tutti scoppiamo a ridere quando la mamma le parla in cinese per sgridarla e lei gli risponde senza colpo ferire in italiano, fiera di saperlo parlare molto bene. La discussione sulla nostra città e sulle problematiche di convivenza tra cinesi e pratesi continua durante il taglio della torta. Si tratta di un dolce alle mele che, tuttavia, ha qualcosa di speciale: è metà italiano, metà cinese. Giulia ha unito le due ricette per esaltarne il sapore. Un'ottima metafora dell'intento di queste cene: avvicinare due culture per arricchirle entrambe.  Dopo alcune ore di ottima compagnia ci salutiamo promettendo a Giulia un invito a cena da noi per farle assaggiare il meglio della cucina italiana." Diana

indovina solo-cucchiai

 arezzo 27 10

Ad Arezzo, dopo il lancio del progettoospitato a Villa Severi, sono iniziate a Dicembre le cene nelle case.

"A, S, e 3 figli nati qua. SOMALIA. Mogadiscio. Il poster del quartiere di A è in sala da pranzo, costruito per metà, la parte storica e più bella, da italiani nell'800. Non esiste più, distrutto dalla guerra.
Vogliono portare i figli in Somalia dove si mangia una volta al giorno, dove si ha fame, perché capiscano come si vive, il valore delle cose, perché capiscano che vanno aiutati, perché chiedono 30 € per un sabato sera.
A racconta le grandi spiagge bianche sui due oceani, dice che in Somalia c’è tutta l’Africa da vedere.
Cercano di insegnare il somalo ai figli, così possono comunicare con i cugini in Olanda, Inghilterra, Canada. Vanno a trovare quelli in Olanda che è UE. Non possono andare in Inghilterra e in Canada perché non essendo cittadini italiani non hanno passaporto italiano, devono avere il visto, è complicato. Lui non ha mai voluto chiedere la cittadinanza italiana, dice perché non ha tempo, ma lo trova per i permessi di soggiorno. In realtà sembra, e così dice anche S, che non la chiede perché sogna di tornare in Somalia. S ride e dice che i figli non ci vorranno mai tornare. Mi ricorda una giovane albanese che in occasione del giuramento per la cittadinanza piangeva, e volle spiegare che non era l'emozione di essere italiana, ma la sensazione di tradire il suo paese. Anche se entrambi avrebbero conservato la cittadinanza del paese di origine.
Il colonnello dell'esercito somalo, padre di A, nel ' 94 lo ha mandato qua in aereo. Dopo pochi anni lui e la madre son stati fucilati in casa, sotto gli occhi del fratello minore. Ora i somali fuggono a piedi, i rifugiati arrivano via mare dal nord Africa. Solo dopo le elezioni somale di novembre (le prime dopo 20 anni)  la Turchia ha ripreso voli diretti a Mogadiscio.
Lei è tornata in Somalia una settimana dopo il matrimonio, che è stato combinato a sorpresa tra padre e marito, per vedere la madre dopo anni. Doveva stare un mese, è stata il doppio perché nel frattempo hanno sparato alla gamba al fratello. Qualche anno dopo sono tornati in Somalia con i figli, e la hanno trovata imbruttita dalla guerra, volevano ripartire subito. Un nipotino olandese è morto di dissenteria. I bambini si sono ammalati: chi non è cresciuto in Africa non si difende dalle malattie.

Siamo curiosi dell’ISLAM. Ci raccontano che non mangiano maiale, non bevono alcolici, e pregano 5 volte al giorno. Ci salutiamo col bacio sulla guancia. Gli domando se per loro va bene. A mi dice che nella loro  religione non si usano contatti fisici per i saluti, ma che qua si adattano. S dice "noi non mangiamo maiale, non beviamo, preghiamo, ma.." non conclude ma è chiaro che vuol dire che vogliono entrare in relazione con le persone, non limitare i rapporti con gli altri a causa della religione. Con noi era il figlio più piccolo, allegro ed eccitato della compagnia, il figlio e la figlia più grandi erano fuori per il sabato sera con gli amici.
A. lavora come corriere, “si lavora molto grazie agli acquisti online”, ed è un mago a trovar le strade.

Dimenticavo: cibo ottimo!! Samboussi, polpettine speziate, couss couss con tipo spezzatino, riso con agnello e un mix di patate carote cipolla uvetta. Da bere acqua, coca, fanta. Molto apprezzati i dolci portati dagli ospiti. La Somalia è interdetta dal ministero degli esteri  a tutti i viaggiatori. Quello che noi abbiamo fatto sabato sera è un viaggio altrimenti impossibile, e fantastico!" Stefania

indovina solo-cucchiai

Indovina Grosseto
A Grosseto Raffaella Buccolini, insieme a Daniela Lembo, della Provincia e ad Antonio Damasco, ha presentato il 16 dicembre il progetto ad una platea di famiglie tunisine, rumene, albanesi e marocchine. Da Febbraio si entrerà nelle case
 
Per partecipare:
 
L'iscrizione è annuale e prevede una coperturaassicurativa e ti permette di partecipare a tutti i progetti della Rete, sviluppando spazi di raccontodei propri progetti (community, web radio, archivio
partecipato) e prendendo parte alle settimane intensive di Campus Scuola
Una volta iscritti,arriverà a casa la tessera di iscrizione
PRENOTA IL TUO POSTO TELEFONANDO AI RIFERIMENTI LOCALI
 
A Torino:
Le famiglie ospitanti provengono da Argentina, Cina, Perù, Etiopia, Marocco, Romania e Messico.
Per informazioni prenotazioni: tel. 011 4338865 o scrivere a info@reteitalianaculturapopolare.org


A Prato:
Le famiglie ospitanti provengono da Cina, Camerun e Senegal.
Per prenotare: l.partecipazione@gmail.comgaspera.buffy@hotmail.com
Per informazioni: Giulia 338 4687447 – Diana 340 3490003

A Roma:
Le famiglie ospitanti provengono da Bangladesh, Sri Lanka, Perù, Somalia e Palestina.
Per prenotare: m.zio@tiscali.it
Per informazioni: Massimo Zio 333 4107281 – Sandra Ramirez 392 5249480

A Grosseto
 
Le prenotazioni sono obbligatorie e fino ad esaurimento posti