Poema in prosa la cui lettura conduce ad intraprendere un viaggio esotico ed etereo, attraverso gli echi neodialettali della Romagna. Lo sceneggiatore e poeta di fama internazionale Tonino Guerra cerca, attraverso questo scritto, di universalizzare i tratti autobiografici del suo poema al fine di farlo diventare il poema del mondo, conducendo il lettore in una lettura che critica il mondo delle macchine e la superficialità che dilagano nella società contemporanea.
Questo testo appartiene alla collana “I serpenti acrobati” curata da Roberto Roversi. All’interno del testo si trovano alcuni versi presenti sono scritti in dialetto con la rispettiva traduzione in italiano. In copertina è riportato un’opera china e tempera di Mikail Schwartzman.