La quaresima è il periodo di quaranta giorni che precede la celebrazione della Pasqua: secondo il rito romano inizia il mercoledì delle Ceneri e si conclude il Giovedì Santo. Sono pratiche tipiche della quaresima il digiuno e altre forme di penitenza, la preghiera più intensa e la pratica della carità. È un cammino di preparazione per celebrare la Pasqua, che è il culmine delle festività cristiane e ricorda i quaranta giorni trascorsi da Gesù nel deserto dopo il suo battesimo nel Giordano e prima del suo ministero.
La Quaresima viene genericamente raffigurata con il fantoccio di una megera, detto “la Vecchia”, ornato di collane di frutta secca ed esposto in piazza, oppure trasportato da un carro nelle vie della città e che ha ispiranto sin dal medioevo versi poetici. In molti casi a questi fantocci viene appiccato il fuoco, come elimininazione metaforica della povertà o come atto purificatorio e propiziatorio per i buoni raccolti della nuova stagione.
A Irsina (Matera), si espongono sette pupattole vestite di nero come sette sorelle orfane; ogni domenica ne sparisce una.
La Caremma (traslazione della quaresima in lingua francese, carème) è un fantoccio tipico del costume popolare salentino. Secondo alcuni ricercatori questa tradizione troverebbe origine nei romani «oscilla», ricordati da Virgilio nelle Georgiche , secondo il quale, in ricorrenza delle feste in onore di Libero (le Liberalia) o di Bacco, i pagani appendevano agli alberi figurine di cera, le quali, dondolando al vento, propiziavano il dio a concedere prosperità alle vigne . Altri collegano la figura, che nella mano destra regge un filo di lana con un fuso, con la Moira, una delle tre Parche predisposta a filare il destino degli uomini, mentre nella mano sinistra sorregge un’ arancia amara (marangia), costellata da sette penne di gallinatante quante sono sono le domeniche mancanti dalla Quaresima alla Pasqua. Alla fine di ogni settimana viene tolta una penna , come liberazione collettiva dalle mortificazioni fisiche e spirituali. A Ruvo di Puglia, in provincia di Bari, , la Caremma assume il nome di Quarantana ed il giorno di Pasqua, dopo il passaggio della processione di Cristo risorto, il fantoccio viene inghiottito dalle fiamme.
In Calabria sono le Corajisime, bambole di pezza, a rappresentare la Quaresima: fantocci vestiti di nero e di bianco, portano nella parte bassa un limone (in alcune aree anche una patata, un limoncello o un'arancia selvatica) intorno al quale si inseriscono circolarmente sette penne di gallina, sei bianche ed una nera o colorata. Il tubero o il frutto hanno un chiaro riferimento all’anatomia femminile e le sette penne rappresentano l’indicazione del periodo di interdizione temporanea ai contatti fisici, la quarantena.
Esiste inoltre un periodo di mezza quaresima, chiamato "sega la vecchia". Anche questo affonda le sue radici in un passato di miti e leggende e rappresenta l’enfatizzazione del male e la punizione per raggiungere la redenzione.
Sino agli anni ‘50 questo rito era particolarmente diffuso in Toscana, Emilia-Romagna ed Umbria, dove veniva rappresentato utilizzando un’antico canovaccio farsesco. Uccidere la vecchia vuol dire abbattere la quercia, ovvero interrompere il processo di invecchiamento della natura. Alla fine della commedia la vecchia risorge grazie alle lacrime di un pezzente che rappresenta il suo sposo. Sotto le sue sembianze sopravvive un antico culto della vegetazione, e infatti la sua resurrezione apre la strada alla nuova primavera.
La tradizione resta viva in forma di ancora oggi in Campania, soprattutto nella cittadina di Alife, in provincia di Caserta, dove si festeggia a metà del periodo quaresimale ovvero il giovedì che precede la penultima domenica di Quaresima e a Forlimpopoli , nella provincia di Forlì-Cesena dal 23 al 30 marzo, dove la “Vciaza” viene segata a metà dai boia sulla piazza con un’enorme sega da boscaioli, mentre dal suo ventre escono dolciumi e balocchi in segno di prosperità.