La presente raccolta di novelle, composte da un autore romagnolo che vuole conservare l’anonimato, rievoca con la forza espressiva del dialetto romagnolo l’usanza contadina di recarsi nelle lunghe sere d’inverno “a far veglia” nelle stalle dei vicini. In quelle occasioni, al caldo delle bestie, gli uomini raccontavano storie, giocavano a carte, parlavano di lavoro, di affari o di avvenimenti accaduti.
La scanzonata prosa dell’autore fa quindi rivivere questa tradizione e mette a nudo l’essenza di un mondo ormai scomparso.