La Cronica di Anonimo romano, scritta tra il 1357 e il 1360, fu definita da Gianfranco Contini “uno dei capolavori dell’antica letteratura italiana”, ma si trattava allora di un capolavoro inaccessibile, poiché non aveva ancora avuto un’edizione rigorosa, dopo la prima integrale promossa dal Muratori nel 1740.
La prima edizione critica della Cronica è apparsa nel 1979, a cura di Giuseppe Porta, ed è qui riproposta con l’aggiunta di un glossario e di un’annotazione, che si propongono di rendere più accessibile la lettura dell’opera.
Scrittore colto, ma estraneo all’umanesimo petrarchesco e boccaccesco, l’Anonimo romano (recentemente identificato con il nobile Bartolomeo di Jacovo da Valmontone) racconta, nella parte più celebre della sua Cronica, le vicende sanguinose e crudeli del colto e ambizioso tribuno plebeo Cola di Rienzo, che, ispirandosi all’antica Roma repubblicana, conquistò con la sua arte oratoria il favore popolare e instaurò per un brevissimo tempo la repubblica a Roma.
La lingua della Cronica è un romanesco di potente forza espressiva, le frasi accostano sulla pagina come pietre massicce e spigolose, la narrazione è scandita da un ritmo di cupa fatalità.