Il presente volume, curato da Carolina Marconi, raccoglie tutte le poesie di Mario Dell’Arco (pseudonimo utilizzato dall'architetto Mario Fagiolo; Roma, 1905 – 1996) pubblicate nei circa cinquanta libri e libretti editi tra il 1946 e il 1995.
Dell’Arco viene considerato tra i grandi della poesia romanesca del Novecento, alla stregua di Trilussa e Pascarella. Pier Paolo Pasolini, che fu suo amico (insieme realizzarono nel 1952 la grande Antologia della poesia dialettale italiana) lo definì “il più nuovo, anzi l’innovatore della letteratura romanesca”. Analogamente molti altri critici ne hanno sottolineato sia l’importanza sia l’assoluta originalità, accostando il suo nome non solo a quello del Belli, ma anche a quelli di Pascoli, Mallarmé e Palazzeschi.
Mario dell’Arco è un poeta raffinato: la lingua romanesca, di per sé pesante e greve, nei suoi versi diventa eterea e delicata, soprattutto nelle poesie dai temi intimistici. La sua corda più autentica, però, è la poesia civile, nella quale ha saputo esprimere con grande forza l’epos storico e civile del suo popolo.