Nel poema romanesco Li dieci comannamenti Bartolomeo Rossetti (Roma, 1923-2000) offre un affresco sanguigno di una Roma dove tutto è inquinato, corrotto e venale, di una Roma smodata, gaudente, cinica e spensierata, ma anche tragica e presaga di tempesta.
I dieci comandamenti sono visti in proiezione, nella scia dei peccati che continuamente li trasgrediscono, peccati della società e dei singoli individui, dei politici, degli uomini e delle donne avide di lussi e di piaceri, in una società senza ideali né istanze morali.
Nonostante la spregiudicatezza formale, il poema affianca la satira politica e di costume all’intento morale: si propone di fustigare le pecche della società e dei singoli e, con le sue annotazioni e puntualizzazioni di attualità, è di lettura agevole e accattivante.