Testimone della Cultura Popolare nel 2012 ®
Le Nzammaruchèle sono le altalene sulle quali vengono cantate canzoni popolari nel periodo di Carnevale. L’altalena, formata da un pezzo di legno (à léun) che funge da sedile e collocato su una corda spessa (zoca), viene legata all’interno di una casa, ad uno degli anelli presenti sul soffitto, o all’architrave sull’uscio della porta d’ingresso.
I partecipanti siedono spalla a spalla e si danno la spinta col piede sinistro, intonando a turno il medesimo verso che la seconda voce riprende con piccole variazioni melismatiche. All'interno delle case in cui si canta vi si riuniscono, intanto, amici e parenti e vengono organizzate vere e proprie feste dove si mangia, si beve, e a volte si balla.
Le canzoni sono contraddistinte da ottave per lo più formate da endecasillabi a rime alternate, e le tematiche dei canti sono tre: l'amore lo sdegno e la lagnanza. Nel tempo il contesto d'uso è andato modificandosi ed i canti hanno finito per essere inclusi nell'evento festivo più per il contenuto ludico che dichiarativo. La caratteristica principale delle canzoni è la forma dialettale, tramandata nelle rime attraverso le generazioni, senza mai trovare trascrizione vera e propria.
I canti sull’altalena, rappresentavano veri e propri rituali di corteggiamento in musica, tipiche del subappenino dauno.
La caratteristica principale è la forma dialettale, tramandata oralmente da un generazione all’altra. Il tema delle canzoni è l’amore, declinato nei suoi vari aspetti , che si trasforma in odio, in sdegno quando non viene corrisposto. Esistono quindi canzoni d’amore, di sdegno e di lagnanza. Il canto veniva eseguito sull’altalena, nel periodo di Carnevale. L'altalena era formata da un pezzo di legno (à léun) che fungeva da sedile, collocato su una corda spessa (zoca) , legata all'interno della casa o all'architrave sull'uscio della porta d'ingresso. In passato i partecipanti al gioco erano due
donne, raramente due uomini e ancor più di rado un uomo ed una donna. Essi sedevano spalla a spalla e si davano la spinta col piede sinistro, intonando a turno il medesimo verso che la seconda voce riprendeva con piccole variazioni melodiche. Nelle case in cui si cantava si riunivano amici e parenti, spesso i padroni di casa invitavano di proposito i soggetti più dotati vocalmente e che meglio ricordavano i testi, offrendo ospitalità ed organizzando pranzi e balli. Per i giovani di quel tempo le ‘nzamarruchèle rappresentavano un momento di evasione dalla società patriarcale, l’unico mezzo attraverso il quale comunicare sentimenti e passioni . Riscoprire quelle tradizioni e diffonderle oggi significa promuovere il territorio, con la sua cultura e la sua gente.
amate mille,/ tu sole a l'uocchje mieje si la chiÌr bèlle.
Bella che i tuoi occhi sono faville e distraggono gli
amanti/sul petto porti una rosa ed un giglio e sulla fronte una stella luminosa. /I tuoi capelli sono fili dorati e non si
può descrivere la loro bellezza/ho amato mille donne ma ai miei occhi tu sei la più bella.
‘NZAMMARUCHÈLE DI SDEGNO
Sèje crude, sèje crudèle e sèje villane./Non sèje dègne de mé e te cuntiéne,/non è mèglje de mé quésse che ame
non è mèglje de mè chitivuol bene./Mi haje ferito il cuor' e pur si sana/un altre amante gradite al cuor mi viéne
queste ti fa la nascite da villane,/prima te amene e poje si la contiéne.
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Sei crudele e villano, non sei degno di me/Non è migliore di me la donna che ora ami, chi ora ti vuole bene
non è migliore di me. Mi hai ferito il cuore ma presto si sanerà perchè un altro amante arriverà.
'NZAMMARUCHÈLE DI LAGNANZA
Barbere dove sono igíuramènte,/la féde mí diste e I'haje promésse a tante,/pigliaste l'amor mio a tradimènte,
barbare ingannatore sei costante./Verrà verrà un giorno che te ni pénte,/d'aver perdute la tua fidele amante
allora piangerai continuamente/barbare ingannatore sei costante.
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Barbaro,dove sono le tue promesse,mi hai dato la fede e promesse non mantenute/Hai preso il mio amore
a tradimento barbaro ingannatore. Ma verrà íl giorno in cui ti pentirai di avermi persa e allora piangerai barbaro
ingannatore.
La tradizione delle Nzammaruchèle di Biccari è oggi tramandata dalle voci di Costantina Petrucelli (classe 1934), Agnese Checchia (1946), Maria Donata Caterino (1934) e Quirico Caterino (1940).
Le 'Nzammaruchèle di Biccari, inserite nell' Archivio Sonoro della Puglia, sono state premiate come Testimone della Cultura Popolare ® 2012 per il comune di Biccari (FG) e sono Patrimonio Culturale in Rete.
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