Dopo Lampari (1971) e Hjumara (1974), Achille Curcio presenta la sua terza raccolta di poesie nel dialetto calabrese di Borgia (in provincia di Catanzaro). Nei componimenti, suddivisi in tre sezioni tematiche (Il mito dell’infanzia, Esperienze liriche e Visioni del sud), il poeta rievoca, mitizzandoli, i momenti dell’infanzia e riflette sulla sua terra, rivolgendo l’attenzione alle condizioni socio-economiche della sua gente.
Le poesie, precedute dalla nota introduttiva di Vincenzo Fera, sono corredate da fotografie che raffigurano scorci di paesaggi calabresi.