L’opera costituisce la seconda raccolta di poesie dialettali di Franco Galiano nel dialetto calabrese di S. Maria del Cedro (in provincia di Cosenza).
Come dice Paolo Apolito nell'Introduzione, i versi di Galiano “sono un antidoto all'appiattimento della nostra vita sul presente, un atto fresco che restituisce spazi all'immaginazione e fa sentire ai figli del presente l’enorme raggio temporale dal quale discendono. E […] al visitatore della Calabria che ha conosciuto anni fa lo splendore della Riviera dei cedri, consente di attenuare […] la drammatica delusione di rivederla oggi sepolta dal cemento della speculazione edilizia”.
I componimenti sono accompagnati dalla traduzione italiana a piè di pagina.