L'opera I rùspe cannarùte ("I rospi golosi") raccoglie parte della produzione poetica di Dante Maffia in dialetto calabrese. Come dice Claudio Magris nell'Introduzione, il dialetto è per Maffia "un linguaggio essenziale, scrostato di ogni scoria vernacola e pittoresca e depurato di ogni effetto letterario; un linguaggio che scende alla radici della vita, nel cuore dell'esistenza e del suo groviglio, in cui s'intrecciano gli opposti, l'ebbrezza e la desolazione, il senso e l'insensatezza dell'avventura umana, il suo tutto e il suo niente".
I singoli componimenti sono seguiti dalla traduzione italiana in calce. Chiudono il volume la sezione dedicata alle Note al testo e la Notizia biografica sull'autore.