L'opera raccoglie la produzione poetica in dialetto milanese di Luigi Ballerini.
Come dice Giuseppe Pontiggia nell'Introduzione, "il percorso che ha portato Luigi Ballerini alla scoperta del dialetto milanese come sua lingua poetica ha la felice imprevedibilità di un evento naturale. Ricordo la simpatia e la gioia con cui coccolava parole della sua infanzia, che avevano spaziato tra Porta Ticinese e la Baia del Re, aree suggestive più nella festosità dei nomi che nella povertà degli sfondi. Mai però avrei immaginato che una formazione modellata sulle sperimentazioni delle avanguardie europee e statunitensi [...] potesse riabilitare linguisticamente i luoghi della propria infanzia".